L’assemblea annuale dell’Abi
La sfida italiana ed europea: il raccordo tra politica monetaria e quella fiscale
Che nella media dell’anno in corso la crescita potrebbe toccare il 5% consentendo il recupero di oltre metà della caduta del prodotto nel 2020 è il pensiero del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, condiviso, nella sostanza, dal Ministro dell’economia, Daniele Franco. Entrambi sono intervenuti all’assemblea annuale dell’Abi “a distanza”, aperta dall’intervento del presidente, Antonio Patuelli. Dominano, tuttavia, incertezze legate all’evoluzione della campagna di vaccinazione e all’attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sviluppi della vaccinazione a un ritmo inferiore e/o ritardi nella realizzazione delle misure del Piano impatterebbero negativamente sulla fiducia e, per questa via, sulle prospettive della domanda aggregata e dell’occupazione.
Occorre uno sforzo corale, ha detto Franco, mentre Patuelli ha sottolineato la mole di investimenti che si potrebbe realizzare unendo le risorse europee a quelle nazionali, proponendo, a quest’ultimo riguardo, l’utilizzo della leva fiscale per agevolare l’impiego dell’enorme massa di liquidità (circa 1.300 miliardi di imprese e famiglie) giacente nei conti correnti bancari che oggi rende solo lo 0,03 per cento. Ma per sospingere una crescita dalle dimensioni indicate – che potrebbe avviare il Paese verso un nuovo miracolo economico, come ha detto Patuelli – occorre che si verifichino le necessarie condizioni che non sono soltanto quelle sopra ricordate. E qui viene in ballo il sistema bancario e finanziario, nonché il governo della moneta. Deve proseguire la politica monetaria accomodante della Bce, nonostante che essa sia contrastata dai “falchi”, in particolare, tedeschi e dei Paesi del Nord.
Il settore bancario deve meglio poter corrispondere alle esigenze di imprese e famiglie. Ciò comporta la necessità di rivedere alcune scelte rigide a livello europeo, soprattutto da parte dell’Autorità bancaria, l’Eba, in materia di crediti deteriorati e di qualificazione dei casi di default. Più in generale, vanno superate disomogeneità, per giurisdizioni, nel campo fiscale e dell’applicazione delle regole bancarie. Le analisi trovano concordi i partecipanti all’incontro; quanto alla terapia, l’uno (Patuelli) insiste sulle regole, ma non sottovaluta il ruolo dei banchieri, sostenendo a proposito della professione finanziaria il ruolo cruciale della competenza, del diritto, dell’eticità, dei valori in genere; l’altro (Visco) sottolinea, ovviamente senza negare affatto questi principi, l’opera di prevenzione in tema di prestiti deteriorati che le banche debbono compiere e la distinzione, ai fini della concessione del credito, tra imprese in difficoltà temporanea e imprese che non hanno un futuro. Poi il Governatore sviluppa una serie di argomenti che vanno dagli assetti di governance delle banche al loro modello di business da innovare, alle aggregazioni, alle banche minori, a quelle di credito cooperativo, ai costi, alle situazioni di crisi.
In alcuni passaggi, il Governatore risponde implicitamente a critiche, anche se il riscontro apre a ulteriori possibili sviluppi dialettici e repliche; poi tratta approfonditamente il ruolo degli istituti in presenza dei rischi dei mutamenti climatici, ricordando anche la Carta della sostenibilità degli investimenti adottata lunedì scorso dalla Banca d’Italia. Stranamente né lui, né il Ministro fanno almeno cenno al fenomeno in crescita delle criptovalute, che invece Patuelli cita, un fenomeno da affrontare, regolamentare e controllare come misura importante per la tutela del risparmio e dei risparmiatori. Insomma, poiché le risorse comunitarie sono state acquisite con il Piano (ovviamente da attuare, come si è accennato) e la politica monetaria resta espansiva, allora le leve da attivare sono quelle della politica fiscale e della regolazione e controllo del settore bancario. Rimane l’esigenza, innanzitutto, a livello di Eurozona, del raccordo tra politica monetaria e politica fiscale, facile da enunciarsi, ma assai difficile da attuare.
Ma tutto ciò deve avvenire in un contesto che favorisca politicamente la ripresa, in presenza di una maggioranza che non appare, però, coesa, e senza illudersi che Draghi possa essere il “risolutore” di ogni problema. Si è già visto come ciò sia solo immaginario. La rappresentazione dei problemi, sia pure con spirito ottimistico, dovrebbe spingere verso visioni e comportamenti realistici.
© Riproduzione riservata