Agli inizi del 1980, a Teheran, 5mila donne protestarono pubblicamente contro l’ordine che obbligava le impiegate statali a indossare il velo sul posto di lavoro. Il clero sciita di Khomeyni ripristinava il velo, tolto anni prima dallo scià Reza Pahlavi. Intervenne la polizia per evitare tafferugli tra i musulmani ortodossi e le manifestanti.

Oggi la polizia iraniana fustiga le donne direttamente in strada, perché devono stare a casa, possibilmente senza farsi vedere dalle finestre: non possono parlare, non possono cantare, non possono fare nulla che l’uomo non dica che possono fare. Quanto altro tempo dobbiamo aspettare perché la situazione delle donne in Iran diventi un peso tale sulla nostra coscienza, da far sprofondare pure noi, indirettamente, nella barbarie?