La sparizione dal decreto Casa dell’emendamento che avrebbe chiarito le divergenze interpretative su altezze e ristrutturazioni è dovuto a una incapacità della destra di governare, oppure a un deliberato atto di vendetta contro l’amministrazione di Milano, che ha lavorato per avere un quadro solido entro il quale muoversi. Non amo chiamare “Salvamilano” questo emendamento perché in realtà si tratta di fissare in modo inequivocabile l’interpretazione della legge urbanistica regionale. Se proprio c’è da salvare qualcuno, guarderei nella direzione dell’operato della giunta Fontana. Anche perché a Milano in questi anni l’amministrazione e i privati hanno proceduto attenendosi alle leggi in modo scrupoloso. Inoltre, le prassi invalse a Milano e in Lombardia in questi anni sono state studiate da tante altre amministrazioni locali. Si tratta quindi di una questione nazionale, di cui il governo, per incapacità o peggio per dolo, si è voluto lavare le mani.
Il decreto, come ha detto bene Chiara Braga, è un decreto di deregulation totale. Mai nessuno governo si era spinto tanto avanti tra sanatorie e condoni. Per una città come Milano questo rappresenta un paradosso: mentre non si chiarisce la normativa regionale esistente, bloccando persino i rogiti di immobili costruiti rispettando le leggi e senza illeciti, si potranno mettere sul mercato immobili con condizioni di agibilità molto discutibili. Insomma, si peggiora la situazione in una città dove c’è un enorme bisogno di case dignitose a prezzo normale. È sotto gli occhi di tutti che l’ideologia e l’incapacità di questa destra possono condurre l’Italia in un vicolo cieco. E’ incomprensibile che il governo ignori gli effetti di sistema sulla crescita del PIL in Italia di uno stop del settore immobiliare a Milano e in Lombardia. A maggior ragione nel momento in cui il settore subisce già un rallentamento a causa della giusta stretta sul superbonus.
Non si tratta di aprire uno scontro con la procura. Senza norma interpretativa, bisogna aspettare le sentenze, cioè bisogna aspettare anni. Nel frattempo il mondo va avanti, l’economia va avanti, Milano e l’Italia si fermano. Per questo trovo sbagliato chi festeggia, anche da sinistra, la mancata decisione romana: la paralisi è una iattura non è la soluzione. Milano ha liberato le migliori energie, con risultati importantissimi per i propri cittadini e per l’Italia, quando ha saputo fare sistema tra amministrazioni locali e governo centrale. Sulla casa, servirebbe affrontare la questione con lo stesso spirito. L’amministrazione locale ha in questi anni fatto molte scelte per aumentare le quote di case dedicate alle categorie più deboli, in affitto e in social housing. Serve ora ragionare in ottica metropolitana, pensando a un piano casa della Grande Milano. E poi servirebbe che il governo nazionale incentivi la produzione di case a prezzi abbordabili. In città la discussione è vivace, perché in questo momento parlare di casa a Milano significa parlare di sostenibilità e attrattività di vivere e lavorare a Milano.