Gli Stati Miti d’Europa
La statua della solidarietà europea
Un anno complesso si conclude. Da un lato abbiamo visto uno sviluppo tecnologico senza precedenti, finalmente siamo tornati a vite normali dopo la pandemia, l’economia europea è ripartita anche se con picchi di inflazione. Dall’altro abbiamo assistito a tragedie alle quali è difficile dare un senso ed una risposta: parlo ovviamente delle guerre che continuano e di quelle che sono iniziate e delle tragedie dovute ai cambiamenti climatici. È un momento per fare memoria e rileggere tutto ciò che è accaduto in questo anno. Nelle nostre giornate rumorose, caotiche e senza sosta è sempre più difficile trovare attimi di quiete in cui fermarsi e riflettere su ciò che accade e attraversa le nostre vite. Festeggeremo l’arrivo del 2024, ma forse più che chiederci cosa ci aspettiamo da questo anno è bene domandarsi cosa si voglia dare, donare, al prossimo.
Avvolti dal mito americano della ricerca della felicità a tutti i costi e della libertà fine a sé stessa rischiamo di invilupparci sempre più, come europei, in un discorso solipsistico, autoreferenziale e in fin dei conti triste, che non ci appartiene. Millenni di cultura del vecchio continente non possono essere sacrificati sull’altare di una sub-cultura economicista, che, per carità, ha prodotto anche molto benessere, ma che in fin dei conti non è nostro. Cosa andiamo cercando in fin dei conti? La felicità è qualcosa da raggiungere o da donare? La libertà è da intendersi, come ce l’hanno mostrata gli amici d’oltreoceano, come quel qualcosa che si ottiene pagando e fine a sé stessa (la libertà per la libertà) oppure è qualcosa di più? Davvero come europei vogliamo appiattirci su un discorso così semplicistico e cadere nella trappola dell’individualismo sfrenato che valuta l’essere in base all’avere? Se c’è forse un insegnamento che gli ultimi tragici anni ci hanno dato è che siamo tutti interconnessi e che forse la felicità e la libertà sono nel donare più che nel ricevere o attendere qualcosa dal difuori. Solo nel consegnarle senza ritorno, nella gratuità, forse, possiamo sentirci veramente pieni.
Per questo come europei, ricordando anche Delors e il suo pensiero, potremmo condividere con il mondo e porre accanto alla statua della libertà americana, la statua della solidarietà europea. Sarebbe questa l’ideale bilanciamento della ormai solitaria statua della libertà. La solidarietà non è da intendersi in modo banale: facciamo azioni buone, “volemose bene”(per dirla alla romana). Piuttosto è da connettersi alla sua etimologia. Solidus infatti in latino indica qualcosa di intero, integro, robusto, pieno. Ecco, forse la statua della solidarietà potrebbe simboleggiare quella pienezza del sé dalla quale discende e sgorga la libertà (non viceversa), se condivisa. Auguro dunque a tutti voi e noi europei un 2024 di pienezza, di quell’essere noi stessi insieme, e dunque di libertà condividendo col mondo, chissà in un futuro, la statua della solidarietà.
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