Una mappa di speranza
La storia di Matteo e la libertà di sentirsi speciali: l’autismo, la passione per gli autobus e la maturità come punto di partenza
Sei anni fa il responsabile della società delle autolinee pubbliche di Livorno andò a trovare Matteo perché conosceva il suo spiccato interesse per gli autobus. “Venne a casa mia a farmi vedere in anteprima il depliant della piantina con tutte le linee della città che doveva andare in stampa. Io vidi che c’era un errore e glielo indicai; meno male che erano in tempo e bloccarono tutto”. E, infatti, la piantina fu corretta e stampata regolarmente. L’autore di questo intervento, casuale quanto provvidenziale, è Matteo Simoncini, oggi un diciannovenne livornese fresco di maturità al liceo “Cecioni”, con votazione 100, un giovane con interessi particolari e spiccate capacità che stanno dentro ad un quadro complesso e articolato che oggi, con una locuzione onnicomprensiva, si definisce “spettro autistico”. Questo curioso episodio è la più naturale introduzione alla sua grande passione, quella per gli autobus pubblici, per il funzionamento delle linee, per la loro organizzazione e ottimizzazione. È un po’ il lavoro che Matteo sogna di fare e che, a modo suo, ha già un po’ iniziato a sperimentare salendo sui bus insieme a suo padre e andando in giro per la città per capire cosa funziona e cosa no. “Vorrei sperimentare nuove linee per far funzionare tutto meglio”, è la sua spiegazione.
“Se vede la targa di un autobus sa risalire alla matricola e viceversa – spiega la mamma a conferma di questa dote particolare – Matteo ha spiccate qualità e una memoria fantastica, davvero non comune”. Accanto a questo c’è la parte più difficile. Matteo ha bisogno di attenzioni particolari, ha una madre che a lui dedica gran parte del suo tempo, dotata di una grande forza e determinazione, impressa già nella sua carta d’identità. La signora Claudia fa Leone di cognome e nelle sue mille azioni a sostegno del figlio in tutti questi anni, come un leone si è battuta davvero e continua a farlo. “Le nostre, e non parlo di me ma di tutte le persone in situazioni simili alla mia, non sono pretese ma diritti”. Come quello allo studio. Matteo è arrivato in fondo alle superiori, “un diploma conseguito con un corso differenziato”, spiega la signora Leone, ma dopo aver cambiato tre scuole. Perché il sostegno non è sempre quello che si vorrebbe, si tende troppo a generalizzare mentre ogni caso, nell’autismo come nelle disabilità intellettive in genere, è un caso sé. “Bisognerebbe far sviluppare a questi ragazzi le loro specifiche potenzialità, lavorare sulle loro peculiarità, ma è difficile e servono risorse che non ci sono”, sottolinea ancora la signora Claudia.
Perché ognuno ha le proprie, ovviamente. A Matteo, per esempio, piacciono soprattutto la storia, la politica e la geografia e, fra gli sport, predilige il basket. Il fratello maggiore, Leonardo, che adesso frequenta l’università, ha giocato a pallacanestro e un po’ della sua passione gliel’ha trasmessa. Non solo come spettatore ma anche come protagonista, prendendo parte in prima persona al progetto “Baskin”. Con risultati soddisfacenti, come spiega lui stesso: “Mi è piaciuto soprattutto perché giocavamo tutti, stavamo insieme in palestra, ragazzi disabili e normodotati”.
Matteo è rimasto colpito e incuriosito dai racconti del fratello Leonardo che ha frequentato la scuola di formazione ideata da Matteo Renzi, nella tenuta del Ciocco, a Barga, in Garfagnana. D’altronde le attenzioni avute proprio dal governo Renzi sul fronte della disabilità e dell’autismo hanno prodotto risultati grazie ai quali il Paese può dirsi oggi più civile.
Adesso, conseguito il diploma scolastico, per Matteo si apre un nuovo capitolo, altrettanto se non più delicato. “Lui mi ripete di continuo cosa farò a settembre. E io dico sempre ‘qualcosa ci inventeremo’ che è un po’ diventato il nostro slogan. Cercheremo di trovare un’attività che lo soddisfi, che possa piacergli il più possibile – continua la signora Leone -. Mio figlio non ha il concetto del guadagno, dei soldi e anche per noi questo aspetto è assolutamente secondario. Il nostro obiettivo è stimolare le sue potenzialità, metterlo in grado di fare il massimo possibile”.
E se grazie a questo articolo qualcuno si accorgesse di Matteo e della sua passione per gli autobus? Intanto, proprio in questi giorni, Matteo è stato invitato da Autolinee Toscane all’inaugurazione della nuova biglietteria, in piazza Grande, a Livorno. Un primo riconoscimento alla sua passione e alle sue abilità. Poi mai mettere limiti alla provvidenza… la Toscana che sogniamo, per tutti e a misura di ciascuno, può e deve essere ancora più inclusiva di come è oggi. E parliamo di una Regione all’avanguardia con progetti innovativi e di successo come “vita indipendente”. Adesso è il momento di fare la differenza consentendo a Matteo, e a tutti coloro che si ritrovano nella sua stessa situazione, di progettare con fiducia e speranza il proprio futuro. Anche dopo il diploma. Perché la maturità non è un traguardo finale, ma un punto di ripartenza. Trovare la propria strada, per chi, come Matteo, conosce a memoria ogni angolo della sua città, non lo ha mai spaventato.
Una ricerca che lo ha sempre contraddistinto, fin dai tempi in cui, da piccolo, iniziò a frequentare l’istituto “Stella Maris”, una vera e propria eccellenza nel settore, che lo ha portato ad ottenere risultati insperati. “A sei anni e mezzo Matteo ancora non parlava. Fu seguito fin dall’inizio da un’equipe altamente specializzata (psicologi, educatori e logopedisti). I primi tempi aveva grosse difficoltà anche solo a relazionarsi con gli altri, a frequentare nuovi ambienti, non voleva uscire di casa”. Poi, pian piano, sono arrivati i primi risultati che oggi si possono toccare con mano. Ma c’è voluto un impegno e una costanza infiniti. “Insomma – conclude la signora Claudia – arrivare fin qui non è stata una passeggiata. Il futuro però non ci fa paura perché negli occhi di Matteo c’è tutto quello che serve: una mappa di speranza, fiducia e forza che lui saprà decifrare, proprio come fa con le strade della nostra Livorno”.
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