"Mi stupii che un militare potesse arrivare a tanto"
La storia di Nicola Barbato, il poliziotto paralizzato dalla camorra. Il pentito: “Carabiniere fece sparire pistola”
Avrebbe fatto sparire la pistola (mai più ritrovata) utilizzata da due affiliati del clan nel corso di una richiesta di pizzo finita nel sangue, con il ferimento del sovrintendente della polizia Nicola Barbato, all’epoca in forza alla Squadra Mobile ed oggi, a distanza di 7 anni, paralizzato su una sedia a rotelle dopo aver lottato per mesi in ospedale. E’ la gravissima accusa rivolta dal pentito di camorra Genny Carra (nella foto in alto a destra, ndr) al luogotenente dei carabinieri Giuseppe Bucolo, 56enne originario di Catania, finito ai domiciliari nelle scorse ore in seguito a una inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli su un giro di usura (tra le vittime anche l’ex capitano del Napoli di Maradona Giuseppe Bruscolotti) e spaccio gestito dallo storico clan Volpe-Baratto, nel quartiere di Fuorigrotta.
Secondo quanto emerso nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di 11 persone firmata dal gip di Napoli Leda Rossetti, Bucolo risultava al soldo dei clan di camorra di Fuorigrotta e del Rione Traiano a partire dal 2003 in cambio di migliaia di euro al mese. Avrebbe rivelato informazioni riservate su indagini, anche in merito a futuri arresti, e “avrebbe anche omesso e ritardato i controlli e sequestri di droga nei confronti degli affiliati alla famiglia malavitosa dei Puccinelli”.
Ma l’episodio più raccapricciante dove sarebbe stato coinvolto il carabiniere è quello relativo al ferimento del poliziotto Barbato avvenuto il 24 settembre del 2015 nei pressi della stazione della Cumana di Fuorigrotta. All’epoca dei fatti, Barbato era impegnato in un’operazione antiracket sotto copertura insieme a un collega. L’agguato avvenne in via Leopardi poco dopo le 20. Barbato era fermo in auto insieme al collega mentre stava effettuando un servizio di osservazione presso un negozio di giocattoli che aveva ricevuto una richiesta di pizzo. Dopo poco un uomo, Raffaele Rende entra nella vettura dei poliziotti aprendo lo sportello posteriore.
Nel giro di dieci secondi esplode diversi colpi d’arma da fuoco prima di fuggire a bordo di uno scooter insieme a un complice. Barbato, colpito alla nuca, verrà soccorso poco dopo e trasportato in condizioni disperate in ospedale. Il responsabile Raffaele Rende, 27 anni, viene arrestato tre giorni dopo, scovato dalla polizia a casa di un parente nel quartiere San Giovanni a Teduccio. Barbato, originario di Gricignano d’Aversa (Caserta), rimase in coma per molto tempo e dopo circa un anno tornò finalmente a casa.
Il carabiniere Bucolo – secondo il racconto di Carra, oggi collaboratore di giustizia dopo un lungo passato alle redine del clan Cutolo del Rione Traiano (è spostato con la figlia del boss Salvatore Cutolo, detto Borotalco) – ebbe un ruolo nelle fasi successive al ferimento di Barbato.
“In occasione degli spari commessi dal Rende Raffaele (condannato per questi fatti) contro i poliziotti a Fuorigrotta di fronte alla Cumana di Fuorigrotta – racconta Carra – posso dire che sono stato io a fornire la pistola, una calibro 9 corto….il Rende dopo il fatto portò la pistola al Volpe (Antonio, vittima di un agguato tra la folla nel marzo 2021) e quest’ultimo chiamò il Bucolo Giuseppe per farla sparire. Andai dal Volpe per reclamare la mia arma ma questi mi raccontò di averla affidata al Bucolo. Io mi stupii che un carabiniere potesse arrivare a tanto, visto che quell’arma aveva sparato contro un poliziotto“.
Carra ha anche aggiunto di essere venuto a conoscenza del suo arresto proprio da Bucolo: “Seppi cioè circa 2 settimane prima che sarei stato arrestato”.
Nel dicembre 2018 Luigi e Giovanna, figli di Nicola Barbato (insieme nella foto, ndr), sono ufficialmente entrati in polizia. “Hanno idealmente ripreso il filo spezzato da quell’organizzazione criminale, vestendo la giubba del padre – scriveva l’account Facebook della polizia “Agente Lisa” -. Nicola rientra tra le vittime del dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata e per i congiunti c’è la possibilità di arruolarsi con un iter diverso da quello dei concorsi. Ora questi due ragazzi, che ho conosciuto quando erano a fianco del padre mentre gli appuntavano una medaglia sul petto, hanno frequentato il corso e hanno giurato fedeltà alla Repubblica insieme ad altri che hanno storie simili alle spalle. Benvenuti ragazzi e un saluto affettuoso a papà da tutti noi!”.
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