L'atleta tra record e cronaca
La storia di Tonya Harding: la prima pattinatrice USA a eseguire il triplo axel, l’aggressione a Nancy Kerrigan, il film
Tonya Harding è stata la prima pattinatrice statunitense a eseguire un triplo axel. E la protagonista di caso clamoroso, di cronaca e sport, rivalità e criminalità. L’aggressione ai dani della sua storica competitor Nancy Kerrigan. Alla sua storia è dedicato il film Tonya diretto da Craig Gillespie con Margot Robbie, Sebastian Stan e Allison Janney. Da piccola Tonya aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza nella periferia di Portland, dov’era nata nel 1970. Famiglia povera. La madre, severa, l’aveva educata rigidamente e l’aveva spinta a intraprendere la carriera di pattinatrice. A 15 anni la ragazza fuggì dalla madre e si rifugiò da Jeff Gillooly, un uomo più grande di lei che cominciò a usare violenza nei suoi confronti.
A soli 21 anni, ai campionati mondiali del 1991, Harding fu in grado di eseguire un triplo axel stabilendo un record nazionale. Fu la prima statunitense a eseguirlo. Ma dopo alcune gare deludenti tornò a Portland, a fare la cameriera, delusa da tutto e da tutti. Un ritiro dal quale la solleverà la storica allenatrice. Harding si convinse a concorrere alle Olimpiadi invernali nel 1994 in Norvegia. Dopo essere tornata con il marito, dal quale si era allontanata, Harding decise di indirizzare una lettera minatoria alla storica rivale Nancy Kerrigan, di un anno più giovane di Harding e benvoluta dagli sponsor. Kerrigan si era fatta notare nel 1991 quando la squadra di pattinaggio statunitense conquistò i tre posti del podio al mondiale – lei bronzo e Harding argento – ed era la campionessa americana di pattinaggio. Gillooly invece assoldò due criminali che aggredirono Kerrigan. Uno di loro colpì l’atleta al ginocchio, con un manganello della polizia, senza riuscire a spezzarglielo.
Le impedì comunque di partecipare ai campionati nazionali – con uno strappo alla regola riuscì invece a gareggiare ai Giochi Olimpici invernali del 1994 a Lillehammer in Norvegia. L’aggressione il 6 gennaio 1994, durante una sessione di allenamento. Il filmato fece il giro del mondo. I due criminali vennero arrestati e accusarono Gillooly. Anche Harding accusò il compagno. Accuse e botta e risposta che dureranno negli anni. Il caso ebbe grande risonanza mediatica, anche e soprattutto durante il periodo dei Giochi.
La sentenza per Tonya Harding sul caso venne sospesa – condanne invece per gli aggressori e Gillooly – a dopo le Olimpiadi, che furono però un clamoroso insuccesso. Harding venne anche lei condannata per l’aggressione alla rivale: si dichiarò colpevole due settimane dopo i Giochi di aver partecipato all’aggressione. Non è mai stata in carcere – a differenza degli altri complici – e venne condannata a pagare una multa da 160mila dollari e a 500 ore di servizi sociali. Ha dichiarato di aver saputo chi fossero i responsabili dell’attacco ma anche che lei non c’entrava niente. Nella sua autobiografia ha raccontato che fu il marito a costringerla a tacere dopo averla violentata con due uomini che non conosceva. Venne comunque bandita da qualsiasi ruolo nella federazione USA di pattinaggio. Ha provato una carriera nel pugilato nei primi anni duemila ma senza successo (3 vittorie e 3 sconfitte).
Il film di Gillespie ha molto colpito per la somiglianza di alcuni attori con i personaggi reali. Racconta la storia della campionessa dai 4 ai 44 anni. A interpretare Tonya Harding l’attrice Margot Robbie, il marito violento Jeff Gillooly è Sebastian Stan, mentre la dispotica madre è la bravissima Allison Janney, che per questo ruolo si è aggiudicato l’Oscar come Miglior attrice non protagonista. Harding ha definito il gilm “magnifico”. Ha cambiato cognome e si è risposata.
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