Le autorità italiane, nell’ultimo anno, si sono prese la briga di fermare decine di navi dei soccorritori. Tutte e sette le Ong che hanno operato in passato, e in parte ancora operano nel canale di Sicilia, hanno subìto i provvedimenti repressivi. Le Ong oggi sono rimaste le uniche organizzazioni che si dedicano in modo metodico all’azione per ridurre il numero dei morti nel Mediterraneo. Colpire e ostacolare la loro azione, e contemporaneamente non muovere navi della marina italiana nell’opera di salvataggio e di soccorso, è sicuramente un reato, come ha detto ieri Luca Casarini, che proprio perché è impegnato in una Ong si è trovato indagato lui stesso dalla magistratura.

La magistratura indaga molto poco sulle cause della morte di migliaia di africani nel nostro mare. Preferisce indagini sui soccorritori. Il diritto internazionale, credo, stabilisce che non è permesso intralciare i soccorsi, specialmente quando c’è il rischio di morte. Neanche in guerra è permesso. È proibito sparare sulla Croce Rossa. Da noi, nel nostro curioso “diritto materiale”, non è più proibito. Che diversi governi, diversi ministri dell’Interno e un certo numero di Procure si siano impegnati per rendere sempre più difficili i soccorsi in mare è cosa risaputa. Grida vendetta al cielo. Ma solo al cielo. In terra frega niente a tutti.

Salvini in parte rivendica questa politica. Lui fa pubblicamente questo ragionamento: se impediamo i soccorsi scoraggiamo i migranti. Molti – dice – se sanno che non saranno soccorsi, non partono. E se non partono, non muoiono. Vedete, questo ragionamento assomiglia molto a quelli che dicono che la pena di morte è la cosa migliore per garantire la civiltà. Perché ha valore deterrente, riduce i reati. Questo modo di ragionare è terrificante, si fonda su una idea di civiltà che è molto simile alla civiltà della giungla. Salvini ha il merito, se posso dire così, di rendere esplicito il suo ragionamento. Di rivendicarlo. Il resto del mondo politico, quasi tutto, è esattamente sulle posizioni di Salvini e si nasconde solo dietro un velo sottile sottile di parole un po’ belle, che sono ipocrisia e poi ipocrisia e poi ipocrisia. La politica dei governi e della magistratura, in questi anni, è stata sempre la stessa: usare le morti per scoraggiare i migranti, armare i libici per fermarli a terra, sospendere tutte le attività di soccorso di Stato e combattere le organizzazioni private.

Voi pensate che queste politiche siano iscrivibili nelle regole fissate nella nostra Costituzione, nelle convenzioni internazionali, nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo? Non lo sono. Ma è molto difficile combatterle, perché non esiste né in Parlamento né nella società una opposizione consistente. Esistono alcuni gruppi piccoli, che si battono, che gridano, strepitano. Vengono trattati con sufficienza dal potere, ignorati dai giornali, sbeffeggiati. E quei settori più moderati e moderni di establishment che sono ben consapevoli dell’orrore in corso, specialmente in Italia ma un po’ in tutt’Europa, sanno di avere poco spazio, si nascondono, donabbondieggiano. Devo fare qualche nome? Beh, quasi tutto il Pd, innanzitutto. E poi temo di dover fare anche il nome di Draghi.

La ragione di questo cinismo che rimanda indietro di molti anni la civiltà occidentale, è strettamente politica. La faccia dura contro gli immigrati porta voti, è benzina per la propaganda. Non solo a destra. E oggi i partiti, gli intellettuali, i giornali, sono molto poveri di idee e hanno bisogno di carburante a buon mercato per fare propaganda. Non trovano altro che vendersi la vita dei migranti. C’è una spirale “ideologica”. I partiti incitano il popolo alla xenofobia e il popolo si incendia sempre di più e spinge i partiti ad essere più xenofobi che mai. La propaganda, per esempio, racconta di questa invasione, delle orde di clandestini che chiedono e ottengono asilo politico. E poi dice: mica possiamo prenderli tutti, no? E allora, comunque, buttiamoli a mare.

Nei giorni scorsi sono usciti i dati sui richiedenti asilo. I dati ufficiali di Eurostat. Cosa dicono? Che il numero dei richiedenti asilo è in netto calo. Che il 25 per cento del totale (in Europa) chiede asilo in Germania, il 20 in Francia, il 20 in Spagna e il 5 per cento da noi. E che le domande accolte, mediamente, in Europa, sono circa il 40 per cento, da noi invece meno del 20 per cento. In Spagna (paese molto più piccolo dell’Italia, in termini di abitanti) vengono accolte circa il 60 per cento delle richieste. Secondo voi queste cifre dicono che in Italia c’è una emergenza rifugiati? No, dicono che in Italia c’è un’emergenza politica. Il populismo domina l’intero sistema politico. Si è aperta una gara al populismo. E il populismo vive di cinismo. Anche di morti. Di morti da nascondere in fondo al mare.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.