La tensione tra Nato e Russia non sembra destinata a diminuire nel breve termine. La svolta presa dall’Alleanza atlantica di far sì che i singoli Stati membri diano l’ok all’Ucraina per colpire il territorio russo con le armi da loro fornite ha già dato i primi risultati. Sia sul campo di battaglia che su quello della diplomazia. Andriy Yermak, capo dello staff del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha scritto su Telegram che la decisione assunta dai Paesi Nato è stata “vitale”, perché “avrà un impatto sulla condotta della guerra, sulla pianificazione delle azioni controffensive e indebolirà la capacità dei russi di usare le loro forze nelle aree di confine”.

Il Cremlino ha fatto capire di essere pronto a rispondere con una guerra anche “asimmetrica”. E il portavoce Dimitry Peskov ha chiarito che “nessuno degli istruttori che addestrano le truppe del regime ucraino ha l’immunità. Non importa se sono francesi o no”. L’avvertimento è esplicito, come lo è l’apparizione delle bare vuote avvolte con le bandiere francesi ai piedi della Torre Eiffel. Un macabro segnale che per molti ha la sua regia a Mosca, e che rientra in quella tensione con la Francia innescata anche dalle accuse per le possibili interferenze con le prossime Olimpiadi. “La Russia non ha interferito e non interferisce negli affari interni della Francia. Il nostro Paese ha priorità più importanti”, hanno affermato dall’ambasciata, esprimendo anche la “forte protesta contro una nuova campagna russofoba scatenata dai media francesi”, e la solidarietà ai “cittadini francesi che sono stati oggetto di una caccia alle streghe solo perché sono favorevoli a preservare i legami di amicizia di lunga data tra i nostri Paesi”.

La tensione tra Russia e Francia

La tensione tra i due Paesi è alta, specialmente dopo le mosse di Emmanuel Macron per costruire una coalizione che mandi consiglieri militari in Ucraina. E nel Vecchio continente, proprio per questo tipo di escalation, l’allerta non può che rimanere a livello di guardia, tanto che si è tornato a parlare di un possibile confronto diretto con Mosca. Ieri, il generale Eirik Kristoffersen, vertice della Difesa norvegese, ha detto che in vista di uno scontro serviranno “due o tre anni per ricostruire le nostre forze e le nostre scorte mentre sosteniamo l’Ucraina”. I numeri sono inferiori rispetto agli anni pensati dai comandi tedeschi. Ma quello che conta è soprattutto il timore mostrato da Oslo di un possibile conflitto tra il blocco atlantico e la Federazione Russa.

Un tipo di allarme che da tempo riecheggia nei circuiti euroamericani, e che corre parallelo alla situazione sul campo di battaglia russo-ucraino. Le forze di Mosca procedono nella loro lenta avanzata lungo il fronte nordorientale, in particolare nell’area di Kharkiv. E mentre le forze ucraine cercano di rispondere colpendo in Crimea e nella regione del Donetsk, i missili russi continuano a piovere su tutto il Paese invaso. Vladimir Putin vuole spingere sull’acceleratore prima che gli aiuti occidentali arrivino alle forze ucraine, ma vuole soprattutto evitare che le armi dei partner atlantici colpiscano in territorio russo mostrando le difficoltà nella macchina della sicurezza di Mosca.
Per un sistema come quello russo, mostrare segni di debolezza o buchi causati dalle armi occidentali sarebbe un problema anche per la stessa leadership di Putin.

E i timori dell’intelligence di Mosca è che da parte delle forze speciali ucraine possa esserci la volontà di alzare il tiro con obiettivi di alto profilo, in modo da inviare messaggi molto chirurgici nei confronti della stesso leader russo. Ieri, il Moscow Times ha riferito che il servizio di sicurezza che protegge Putin e le altre alte cariche dello Stato ha elevato ancora di più il livello delle misure intorno allo “zar”.
Putin, a detta delle fonti del media russo, “è protetto da un intero esercito di guardie, visibili e invisibili”. E anche se Peskov ha smentito – come ovvio – i cambiamenti nella percezione della sicurezza del capo del Cremlino, anche per non dare alcun tipo di segnale di debolezza, gli osservatori sono perfettamente consapevoli che intorno al presidente è stato da tempo innalzato un muro fatto di misure di sicurezza sempre più alte. I timori sono sorti soprattutto dopo le notizie del misterioso rogo che ha colpito il complesso residenziale di Putin sui monti Altai. E i servizi segreti ucraini, tra droni e atti di sabotaggio, hanno spesso fatto capire di sapere come e dove colpire anche nel cuore della “fortezza Russia”.