Il caso
La tragica morte di Gaia e Camilla, vittime dell’industria dell’alcol
Due adolescenti di 16 anni che corrono tenendosi per mano in una notte di pioggia, su una strada a scorrimento veloce nel cuore di uno dei quartieri della movida romana, alla fine di una serata di festa, trasformatasi improvvisamente in un dramma collettivo. Tre famiglie perdute insieme alla vita dei loro figli, due sono morte e il terzo per sempre sfregiato da uno strazio inestinguibile e poi il dolore degli amici, dei compagni di scuola e degli abitanti delle case ai lati dello stradone di corso Francia, subito accorsi dopo aver sentito un tonfo sinistro, spinti dalla speranza di poter ancora fare qualcosa, di essere utili. Non c’era più nulla da fare.
Le ragazze morte sul colpo e il loro destino impietoso incarnatosi tragicamente in un altro ragazzo, poco più grande di loro, 20 anni, accusato di omicidio stradale, trasferito in ospedale in stato di shock, dopo essersi fermato per soccorrere le vittime. I primi esami su di lui, sul conducente, hanno rilevato un imprecisato livello di alcol e droga nel sangue, l’alcol del sabato sera, del primo giorno di vacanze natalizie, lo stesso alcol probabilmente servito nei locali da cui erano appena uscite le due ragazze di 16 anni, che tornavano di corsa a casa. Forse, ma non lo sappiamo, anche loro euforiche per qualche brindisi festoso, disinibite e private di ogni allerta verso il pericolo, come la scelta di attraversare una la strada, quasi un’autostrada, senza tutte le indispensabili cautele, violando probabilmente il rosso del semaforo pedonale.
L’alcol è causa o concausa, del 50% delle morti stradali, soprattutto quando le vittime sono giovani o giovanissimi guidatori. Eccesso di velocità, distrazione, guida temeraria, dietro ciascuna di queste errate condotte stradali spesso si nasconde l’alcol, che riduce attenzione, vista e riflessi, aumentando esponenzialmente il rischio di incidenti.
Ma perchè i giovani bevono sempre di più e sempre più precocemente? È una loro scelta? No, lo ha deciso l’industria dell’alcol. Più o meno 15 anni fa le politiche responsabili di molti governi hanno ridotto il consumo di alcol negli adulti, di conseguenza le vendite di alcolici sono sensibilmente calate in tutta Europa e nel mondo. Come rilanciare un mercato in continua contrazione? Semplice. Bisognava che cominciasse a bere chi non aveva mai bevuto, per compensare i consumi ridotti dei bevitori abituali.
Gli unici a non esser mai stati oggetto di attenzione da parte del mercato perché mai valutati come potenziali clienti, erano gli adolescenti dai 12-13 ai 15 anni. Bisognava far bere loro. Come? Il target era difficile e delicato ci voleva un’idea, ma una cosa era chiara a tutti: il nuovo prodotto doveva camuffare l’alcool, travestirlo di un altro gusto. Alla fine le industrie ci sono riuscite e il risultato sono gli alcol pops o i desiner drinks. Bevande gassate al gusto di frutta, presentate come innocue bibite in bottiglie di tendenza, servite ghiacciate, spesso sottoforma di limonata o aranciata e che nascondono al loro interno vodka o rhum, con una gradazione che va dai 4 ai 7 gradi. Bollicine, gusto dolce, packaging colorato e tranquillizzante, pubblicità costruite con astuzia per attrarre e sedurre il target dei giovanissimi e renderli pronti all’alcol.
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