Eurovision
Dagli Stati Uniti mossa a tavolino sull’IA?
La “tregua” sospetta tra Vance e Ursula: asse Usa-Europa sull’intelligenza artificiale contro la Cina?
Niente scontri: al summit sull’Intelligenza Artificiale di Parigi va in scena la cortesia istituzionale Il vicepresidente degli Stati Uniti non va all’attacco, vuole fare asse con Bruxelles contro la Cina

Chi si aspettava un incontro-scontro tra il vicepresidente Usa, J. D. Vance, e la numero uno dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, dev’essersi sentito deluso. Del resto, Vance è arrivato a Parigi al summit sull’Intelligenza Artificiale – voluto da Macron – appena un giorno dopo l’annuncio dei dazi di Trump, che da soli hanno indispettito a sufficienza gli alleati europei. Nella tattica bastone-carota dell’amministrazione Usa, quella di ieri è stata volutamente una giornata di bassa pressione.
Nonostante gli Stati Uniti e il Regno Unito non abbiano firmato la dichiarazione finale. Così, né sul palco né durante il vertice bilaterale del pomeriggio, i due leader hanno affrontato temi scottanti. Anzi, la cortesia ha regnato sovrana. «Ci teniamo molto all’Europa», ha detto Vance. «Relazioni profonde, lavoriamo con ottimismo», gli ha risposto von der Leyen. Se poi entrambi nascondessero dietro la schiena una pistola pronta a scaricarsela reciprocamente addosso, ci piace immaginarlo ma non possiamo dimostrarlo.
Deregulation, contrasto alla Cina, IA inclusiva. È probabile che il messaggio che Vance ha portato a Parigi rispondesse a degli ordini di scuderia: “Se vogliamo che l’Europa torni grande, stando alle nostre direttive, non forziamo la mano”. E così appunto l’invito a fare della transizione digitale un percorso più sostenibile in fatto di libero mercato e di investimenti privati. «Un eccesso di regolamentazione non consentirà mai alla nuova rivoluzione industriale dell’Intelligenza Artificiale di prendere piede in quanto scoraggerà gli innovatori, dissuadendoli dall’assumersi rischi». Resta il dubbio che la cautela di J. D. sia dettata dal suo scarso peso specifico. Alla Casa Bianca, infatti, si presta più orecchio – quelle rarissime volte in cui Trump lo fa – a chi dell’IA tiene i cordoni della borsa. Ecco perché ieri faceva notizia l’offerta di acquisto di OpenAI, per 97 miliardi di dollari, fatta da Musk ad Altman. Proposta rispedita al mittente sia per ragioni finanziarie sia per livori personali irrisolti tra i due.
Dal canto suo, von der Leyen si è dimostrata più concreta di quanto fatto nelle ultime settimane. La plausibile revisione del Green Deal e dell’auto elettrica e la reazione inconsistente alle tariffe doganali che verranno imposte da Washington hanno mostrato il ventre molle di Bruxelles, contro il quale Trump potrà ancora sferrare i suoi ganci. Al contrario, con InvestAI, l’Unione europea si dichiara provvista di una propria strategia per la digitalizzazione. Come auspicato da Macron, a onor del vero il solo leader europeo a sognare una nostra sovranità digitale.
InvestAI è un piano di 200 miliardi di euro (contro i 500 miliardi di dollari dello Stargate Usa). Di questi, ben due terzi saranno da recuperare tra fornitori, investitori e industriali privati, mentre i restanti 50 miliardi verrebbero mobilitati da Bruxelles stessa. Partendo dal modello del CERN di Ginevra, il più grande acceleratore di particelle al mondo, l’Europa punta sulle gigafactory. «Ci concentreremo sulle applicazioni industriali e mission-critical», ha evidenziato von der Leyen, che ha indicato InvestAI come «il più grande partenariato pubblico-privato al mondo per lo sviluppo di un’IA affidabile». L’obiettivo è arrivare, in pochi mesi, all’avvio di 12 fabbriche di Intelligenza Artificiale, per le quali sono già stati investiti 10 miliardi. Grazie alla semplificazione delle procedure, come specificato nella “Bussola sulla competitività”, per von der Leyen questo sarà possibile e soprattutto sarà la dimostrazione che la Ue è tutt’altro che in ritardo.
La malizia, però, induce a riflettere sulla differenza tra von der Leyen – che ha illustrato le intenzioni dell’Europa – e i piani di Washington, invece in fase avanzata. Come anche sul fatto che qui le risorse vanno ancora cercate, mentre Oltreatlantico ci sono già. Del resto, nonostante l’aplomb, Vance è stato chiaro: «O state con gli Usa, la cui Intelligenza Artificiale è il gold standard dei nostri tempi, oppure con altri regimi, della cui amicizia alla lunga si paga pegno».
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