Una gestione illecita degli affari penali presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Marigliano, nel napoletano. È l’accusa che arriva dall’indagine del Gip presso il Tribunale di Nola, che ha applicato la misura cautelare nei confronti di 10 avvocati e la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio della professione per un anno nei confronti di altri tre avvocati, oltre all’arresto in carcere per un dipendente del Comune di Marigliano.
L’operazione è stata eseguita questa mattina dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna ed i Carabinieri del Comando Anti-falsificazione Monetaria di Roma: dall’indagine emerge come il cancelliere preposto all’Ufficio iscrizioni a ruolo “era solita piegare l’esercizio delle sue funzioni alle esigenze della cerchia di avvocati suoi amici i quali, grazie alla sua complicità, riuscivano ad ottenere l’assegnazione dei fascicoli di cui erano patrocinatori al Giudice di Pace loro più gradito”, scrive la Procura nolana.
Secondo la nota del procuratore Anna Maria Lucchetta sono “molteplici” gli episodi accertati di sottrazione, soppressione e distruzione di fascicoli processuali da parte degli avvocati all’interno della cancelleria, oltre all’alterazione del criterio di assegnazione dei fascicoli ai vari Giudice di Pace di Marigliano tramite la posticipazione delle iscrizioni a ruolo rispetto alla data di presentazione degli avvocati.
In cambio dei favori ricevuti, è l’accusa del Gip, “gli avvocati regalavano al cancelliere, in occasione di una cena organizzata presso la sua abitazione, un costoso oggetto in oro”.
Ma non solo. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno scoperto che alcuni indagati utilizzavano “da diversi anni” marche da bollo contraffatte per l’iscrizione a ruolo di cause presso gli uffici del Giudice di Pace del circondario di Nola, “traendo così in inganno i funzionari delle cancellerie addetti all’iscrizione che formavano atti pubblici falsi, appropriandosi del valore nominale delle marche da bollo utilizzate con conseguente ingente danno alle casse dello Stato, accertato pari a circa 40.000 euro”, accusa la Procura nolana.