Non bastavano le bare bianche per i bambini morti davanti alle coste di Cutro. Tante bare bianche tutte insieme non sono facili da trovare: i bambini di solito vivono. Alcuni dei corpicini dei bambini affogati nel mare calabrese domenica 26 febbraio all’alba sono stati chiusi in bare molto ma molto più grandi di loro. È uno dei dettagli atroci scomparsi dal racconto della strage. Insieme a un dato straziante: i bambini nella stiva erano alcune decine, 52 si ipotizza per ora. Ne sono sopravvissuti dieci. Alcuni dei naufraghi dicono che le persone nel caicco erano 210, non 180, e che quella era una barca piena di bambini. La verità è che non sappiamo quanti corpicini il mare si sia tenuto.

Ricordatevelo questo dettaglio di cronaca. Perché tende a scomparire dal flusso delle notizie sulla strage come tende a sparire il discorso pronunciato della responsabile degli Affari Interni dell’Unione europea, Yiva Johansson, che sbugiarda clamorosamente il governo italiano e i suoi tentativi di coprire l’omissione omicida di soccorso incolpando Frontex della mancata segnalazione del pericolo di naufragio. L’alta funzionaria europea smentisce il governo italiano senza che la presidente del Consiglio del governo italiano faccia una piega. Per la verità non c’è bisogno dell’Europa, basta il buon senso per capire che se una barca carica di persone segnalata da ore come tale e senza giubbotti di salvataggio si schianta a quaranta metri dalla riva di un Paese, non c’entra nulla l’Europa. “L’abbiamo ammazzati noi” è stato infatti il primo drammatico commento di uno degli uomini di mare di Crotone davanti alla risacca colma di cadaveri. Giorgia Meloni, la prima volta che ha aperto bocca sulla strage, ha detto: “Non è arrivata alle nostre autorità nessuna comunicazione di emergenza da Frontex. Noi non siamo stati avvertiti del fatto che questa imbarcazione rischiava il naufragio”.

Il di lei ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha ripetuto in Parlamento: “La prima segnalazione di emergenza è arrivata la domenica mattina alle 4”. La responsabile degli Affari Interni della Ue ha risposto: “Frontex ha fatto tutto quello che le spetta fare, purtroppo non è bastato. Era lì per aiutare l’Italia ed era sotto comando italiano”. “Attraverso le telecamere termiche si è capito che probabilmente c’erano persone sottocoperta. Le informazioni ottenute dall’aereo “venivano direttamente trasmesse a Roma, quindi vedevano le stesse cose”. Ora, dopo aver tanto denunciato le responsabilità europee nel lasciare l’Italia sola a gestire le barche di immigrati, dopo aver tanto sventolato la lettera mandata all’Europa dopo il naufragio, va detto che purtroppo alla prima riunione europea sulla questione immigrazione, il Consiglio affari interni Ue (ossia il vertice di tutti i ministri degli Interni dei Paesi Ue) il governo italiano non ha mandato il suo ministro degli Interni. Purtroppo il caso ha voluto che Giorgia Meloni non abbia proprio potuto trovare un altro giorno per il Consiglio dei ministri da fare a Cutro e quindi il ministro dell’Interno Piantedosi – che tutti gli altri ministri dell’Interno europei si aspettavano di vedere a Bruxelles perché spiegasse, perché dicesse, perché portasse la faccia del responsabile politico del ministero degli interni italiano al primo vertice sull’immigrazione celebrato a ridosso della più grande tragedia dell’immigrazione avvenuta in Italia negli ultimi dieci anni – quel ministro purtroppo al vertice non è andato.

È andato a Cutro. A Bruxelles ha mandato il sottosegretario leghista Molteni. Ricordate quando Salvini invocava la revisione del trattato di Dublino sul diritto d’asilo e poi, quando c’erano i vertici sul trattato di Dublino, non si presentava? L’ha fatto per 22 volte, mica una. Ieri vistisi di fronte il sottosegretario Molteni, prima increduli, poi infastiditi,alcuni irritati, i ministri dell’Interno dei paesi europei l’hanno considerato quel minimo necessario a rispettare la forma. Lui, Molteni, ha anche provato a chiedere “maggior coordinamento nei soccorsi nelle aree Sar rispetto al ruolo delle Ong: non possono essere organizzazioni private a decidere chi entra in Europa”. Filato zero. La Johannson aveva già chiarito il giorno prima: “Hanno un ruolo importante e stanno facendo un ottimo lavoro perché salvano vite umane. La Commissione non intende imporre ordini maggiori agli Stati bandiera delle navi che si occupano del soccorso in mare rispetto a quelli già rivisti dal diritto internazionale, dalla direttiva Ue del 2009 in materia e dalle legislazione nazionale”.