Pasquale Apicella è morto in servizio. Poliziotto 37enne, lo scorso 27 aprile fu coinvolto in un incidente durante un inseguimento a Capodichino con quattro cittadini di etnia rom in fuga che avevano cercato di scassinare un bancomat. “Ogni giorno la mente va a quello che è successo”, racconta sua moglie, Giuliana Ghidotti, che ha appena preso servizio come agente tecnico al Centro elettronico nazionale della polizia a Capodimonte.

Ogni mattina indossa la divisa, come faceva suo marito. “Mi sembra come avere lui sulla pelle”, rivela in un’intervista a Repubblica. “Quando mi vesto per andare a lavorare entro nel suo mondo, quello che era la sua passione, fare il poliziotto”.

Una passione che gli è costata la vita, mentre il suo collega rimase ferito nel tremendo impatto tra la volante e l’auto dei ladri. Il processo è ancora in corso, e il Comune di Napoli si è costituito parte civile. Da quella notte per Giuliana è cambiato tutto, tranne l’amore incondizionato per i suoi due bimbi piccoli.

Giuliana ha seguito per quattro mesi il corso della Polizia di Stato alla Scuola allievi di Caserta riservato ai familiari delle vittime del dovere. Per legge i congiunti degli agenti morti in servizio – qualora lo volessero – hanno diritto ad entrare in Polizia senza concorso.

Undici mesi dopo la morte di Pasquale, sua moglie ha scelto di entrare nel suo mondo. “Conoscevo i suoi colleghi – racconta – ma va detto che la polizia è una grande famiglia e quei colleghi erano fratelli di Lino. Ho avuto il primo approccio quando ho fatto le visite per il concorso. Mi hanno accolto benissimo, è stato il primo momento in cui mi sono trovata in quella grande famiglia”.

La sua, di famiglia, adesso sono i suoi due bambini, Thiago di 5 anni e Cataleja di 1 anno. “Quando metto Thiago a letto, devo trovare sempre le parole giuste per rasserenarlo. Mi chiede del padre ogni sera. Ha perfettamente capito che il padre è morto, ma insiste su altre domande. Mi chiede: Perché doveva morire proprio papà? Perché quella notte era di turno lui? Perché ha dovuto morire? Io gli rispondo che il padre è un eroe, che era un poliziotto che doveva rendere il mondo migliore. Allora lui si tranquillizza e infine si addormenta. Ha già deciso che farà il poliziotto”.

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Napoletano, Giornalista praticante, nato nel ’95. Ha collaborato con Fanpage e Avvenire. Laureato in lingue, parla molto bene in inglese e molto male in tedesco. Un master in giornalismo alla Lumsa di Roma. Ex arbitro di calcio. Ossessionato dall'ordine. Appassionato in ordine sparso di politica, Lego, arte, calcio e Simpson.