L'appuntamento
La via italiana al Trumpismo, il dibattito dell’Ora del Riformista. Talò: “Donald vuole finire con la guerra per non pensare alla sicurezza europea”

Stop ai bombardamenti sulle centrali energetiche per 30 giorni, ma l’Ucraina dovrà fare a meno del supporto militare e di Intelligence americana. Questa è la sintesi dell’attesissima telefonata tra Putin e Trump, dagli esiti contraddittori, al centro de L’ora del Riformista. Fa luce sulla situazione Graziella Giangiulio, Condirettore di AGC ed esperta di geopolitica: «Si è trattato di una telefonata con molta carne al fuoco, l’Ucraina certo non era l’unico tema. Il ministero della Difesa russo dice che sì hanno bombardato Kyiv, ma anche distrutto sei droni che erano pronti a sparare su un importante sistema energetico ucraino. Una sorta di segnale che si aspettano sia ricambiato».
Interviene Pasquale Ferraro, firma del Riformista e attento osservatore delle politiche statunitensi: «Trump doveva dimostrare all’Europa la sua capacità di definire dei passi in avanti. Sul rapporto con Putin, viene da chiedersi quanto è affidabile la garanzia della Russia? L’Ucraina ha dimostrato coraggio ma si appoggia sugli aiuti occidentali, mentre la Russia si trova in una posizione più vincente. Cosa chiederà in cambio? La sfida di Trump sarà riuscire a far accettare all’Ucraina la perdita di una parte importante del suo territorio, pur concedendole delle garanzie politiche».
Sulla telefonata tra Putin e Trump è negativo Paolo Guzzanti, ex deputato e firma prestigiosa del Riformista: «L’Ucraina è persa: le viene imposto di disarmarsi, di non entrare nella Nato, di non entrare nell’Ue… Oggi gli americani europei si perdono nella multietnicità degli Usa, e non gliene frega niente dell’Europa. Quindi la telefonata è stata un nulla di fatto, salvo un rinnovamento del voto d’amore tra Putin e Trump».
La parola all’Ambasciatore Francesco Talò, oggi Advisor per il ministero della Difesa: «Trump vuole porre fine alla guerra per dedicarsi ad altre cose che non siano la sicurezza in Europa, che chiamiamo così per il coinvolgimento dei britannici e per la Turchia, che potrebbe svolgere un ruolo importante. Siamo in un momento di crisi dell’Occidente. Sono stati commessi degli errori nei confronti della Russia, ma niente giustifica l’invasione. E la Russia sì, sta vincendo, ma la resistenza ucraina si è fatta valere».
Interviene Claudio Signorile, esponente del Psi di Craxi e docente universitario: «Vi invito a riflettere sul fatto che è iniziato, seppur in fase embrionale, un processo di de-escalation dello sviluppo delle armi. Politicamente io non sono trumpiano, ma gli Usa hanno aperto un’efficace comunicazione con la Russia, una sorta di gestione bipolare. Noi non abbiamo affrontato correttamente il rapporto tra Ucraina e Ue, e questo ha consentito a Putin di procedere senza interlocutori e antagonisti».
La parola al direttore del Riformista, Claudio Velardi: «La telefonata tra Trump e Putin mi ha deluso, ma è anche vero che se fino a tre giorni fa non potevamo fare altro che temere questo approccio tra Russia e Usa, dall’altro ieri le cose sono cambiate. Ora le carte sono sul tavolo, l’attesa è finita e l’Ue deve battere il colpo».
L’Europa si sta sviluppando sotto i nostri occhi. ReArm Europe non è facile per nessuno, dobbiamo produrre armi ma ci vorranno anni per creare un modello d’arma europeo. Giangiulio annota: «Non è solo una questione di armi, l’Europa in questi anni non è stata in grado di dare una strategia. La Russia si è sentita tradita da Minsk 2, e ha voluto creare un cuscinetto tra lei e la Nato. In Russia c’è un piano strategico militare importante che è andato avanti nel lungo periodo». Guzzanti smonta la forza militare russa: «L’esercito russo fa schifo. Hanno comprato Shahed iraniani, hanno mandato al fronte mercenari nordcoreani, ceceni e africani. La Russia non è un paese ricco, ha un PIL come quello della Spagna, è un Paese quasi disabitato. È un gigante geografico, ma non una superpotenza».
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