"È un pusher dei Casamonica", l'accanimento della Procura
La vita del meccanico distrutta dai pm: tre anni agli arresti, divorzio e officina chiusa per una frase fantasma

Il suo nome era passato in secondo piano, cedendo spazio ai “giganti” della criminalità di Roma. Nel giorno del maxiprocesso ai Casamonica, lo scorso 20 settembre, nell’aula bunker di Rebibbia, l’imputato numero 44 è stato assolto da 43 condanne, molte delle quali legate all’associazione mafiosa. Il suo nome è Fabrizio Marcelli, professione elettrauto. Dall’Appia Nuova al quadrante sud della Capitale, zona Porta Furba, dove regnava il clan Casamonica, il meccanico di mezza età era entrato in contatto con un membro della famiglia di origini sinti. Ed è successo solamente per comprare cocaina dal suo fornitore, Guerino Casamonica.
Proprio per questo rapporto basato sulla cessione degli stupefacenti, Fabrizio Marcelli è finito nel mirino degli inquirenti. Questi, che avevano sotto controllo le telefonate, comunicazioni e movimenti dei Casamonica attraverso spie e microfoni installate nelle autovetture, hanno pensato che Marcelli fosse lo spacciatore del clan. Un errore nato per una frase male interpretata. Guerrino Casamonica, intercettato in auto mentre va verso l’officina di Mercelli, pronuncia frasi che vengono messe in relazione con il meccanico e che si riveleranno poi trascrizioni arbitrarie delle registrazioni: “Ma quello ha detto 150 euro…”. Le conversazioni di una microspia collocata nella vettura di Guerrino Casamonica e Katia Tolli, trascritte dai carabinieri, sono diventate un devastante capo d’accusa. Poco dopo Mercelli è stato raggiunto a casa dai carabinieri per notificargli l’arresto ai domiciliari con l’accusa di cessione di stupefacenti. Era metà di luglio del 2018.
Marcelli diventa per l’accusa uno spacciatore di professione. Il suo avvocato, Sergio Bellotti, si è mosso per un ricorso al Tribunale del riesame. Ma la registrazione dei Casamonica/Tolli sembra insormontabile, definitiva. E a Marcelli, nel frattempo, non gli è stata revocata la misura cautelare: è rimasto ai domiciliari per tre anni. I tentativi del suo difensore restano vani: per anni il meccanico è costretto a non alzare la serranda della sua officina. Il processo, nel frattempo, va avanti. La presidente della decima sezione, Antonella Capri, dispone una perizia. E dai dialoghi tra Casamonica e Tolli emergono altri particolari che confermano l’accusa di Mercelli.
La svolta arriva lo scorso 20 settembre, quando la camera di consiglio alla fine arriva la decisione: assoluzione perché “il fatto non costituisce reato”. Mercelli vince una battaglia legale durata anni, ma che gli ha cambiato per sempre la vita: senza lavoro, moglie e figli, che l’hanno lasciato solo. L’uomo è costretto a vivere a casa della sorella: le spese legale di in caso in cui non doveva entrare l’hanno lasciato senza soldi.
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