Tutti via, tutti fuori: non ci servite. Con queste premesse l’unità di crisi regionale è partita male verso il privato convenzionato. Durante l’emergenza Covid la task force ha provato anche a correre, ma il fiato corto l’ha obbligata a fermarsi. Per due mesi i circa 800 laboratori di analisi che fanno capo a Federlab e all’Aspat sono rimasti fuori dallo spogliatoio mentre per i pazienti sintomatici i tamponi arrivavano a singhiozzo e con risposte ancora più lente. “Se ne occupano le strutture pubbliche”, ripeteva l’unità di crisi. Provando a rendere operativo questo motto, ci siamo trovati all’ultimo posto nella graduatoria nazionale dei tamponi e con la Procura della Repubblica che indaga su Soresa, Istituto zooprofilattico e azienda Ames di Casalnuovo. “La Regione era partita utilizzando solo le aziende pubbliche per difendere una sua visione ospedalocentrica della pandemia. Nell’unità di crisi – spiega Gennaro Lamberti, presidente di Federlab – non c’è stato posto per le strutture convenzionate, non è stato mai preso in considerazione il problema di interlocuzione con i nostri centri che hanno continuato a proporre la propria disponibilità al governatore De Luca e a Postiglione, il direttore del servizio di tutela sanitario”.

Risposte zero. Anzi un serie di no ripetuti quando, per accelerare la lettura dei tamponi, i privati proponevano la propria disponibilità. “Abbiamo fatto campagne di stampa e acquistato pagine dei giornali per far sentire la nostra voce. Quando la pandemia dava i segnali più forti sul territorio regionale si è bloccata l’attività ospedaliera e ambulatoriale. I nostri centri – ricorda Gennaro Lamberti – sono rimasti aperti per assistere cittadini con patologie importanti. Esami ai diabetici, ai pazienti oncologici a chi ha avuto un infarto: per due mesi siamo stati un approdo fondamentale per chi evitava gli ospedali per con contagiarsi”. La svolta è arrivata quasi in contemporanea con le acquisizioni di documenti disposte dalla Procura: i cosiddetti “privati” hanno da giorni il via libera della Regione per gli esami sierologici con i quali accertare eventuali contagi da Coronavirus. L’ultima novità è rappresentata dall’autorizzazione concessa ai centri convenzionati anche per l’esecuzione di tamponi a pagamento. “Sono spariti i pregiudizi, la Regione ci autorizza a effettuare tamponi a pagamento.

Ho letto due differenti bozze del provvedimento – incalza il presidente di Federlab – che per me diventerà operativo quando l’atto ufficiale sarà stato pubblicato. Per il trimestre marzo-maggio la Regione ci dovrebbe versare l’80 per cento dei singoli tetti di spesa, importo che poi andrà a conguaglio”. Il costo del tampone è di circa 70 euro, in Lombardia la giunta l’ha abbassato a 62. In Campania non si sa; comunque il risultato del tampone viene comunicato nelle 48 ore, quello del sierologico (costo 50 euro) nella stessa giornata del prelievo. De Luca criticava con durezza la giunta precedente quando in autunno il mondo del convenzionato si bloccava per esaurimento dei fondi. In questi cinque anni la convivenza della Regione con i privati è peggiorata.

“I laboratori di analisi convenzionati sono sottoposti a tetti di spesa e al pagamento trimestrale che ci ha messo in grandi difficoltà: durante l’anno i nostri centri hanno lavorato in convenzione solo per 4-5 mesi. Sono andate bene poche grandi strutture, ma gli studi al di sotto delle 200mila prestazioni hanno avuto difficoltà per un assurdo ‘stop and go’ che ci fa lavorare in convenzione solo all’inizio di un nuovo trimestre. Basta pensare che in città, nell’ultima tranche del 2019, i fondi sono finiti il 22 ottobre: da allora tutto è diventato a pagamento. È giusto ricordare – conclude Gennaro Lamberti – che i tetti di spesa non potevano essere modificati durante il commissariamento che è stato eliminato da pochi mesi. Prima di concordare i nuovi tetti si deve valutare il fabbisogno dei cittadini che ci risulta aumentato quasi del trenta per cento”.