L’aborto non è un diritto per la ministra Roccella: “Non sarà toccato, Meloni lo ha ripetuto alla nausea”

Quella di Eugenia Roccella è stata la nomina più discussa del nuovo governo guidato dalla prima Presidente del Consiglio donna, Giorgia Meloni. La più discussa perché la nuova ministra per la Famiglia, la Natalità e le pari opportunità ha posizioni ultraconservatrici sulla famiglia e l’aborto. La ministra in una lettera al quotidiano La Stampa dice di non aver rinnegato proprio nulla del suo passato e ribadisce: “Giorgia Meloni ha ribadito fino alla nausea che non vuole cambiare la legge sull’aborto, e io non solo non ho nessuna volontà di farlo, ma non ne avrei nemmeno il potere, visto che dell’applicazione della legge 194 si occupa il ministero della Salute insieme alle Regioni”.

Roccella è figlia del fondatore del Partito Radicale Francesco Roccella e della pittrice femminista Wanda Raheli. Ha militato nel Movimento di Liberazione della Donna (Mld), come radicale e femminista, a favore dell’aborto libero e gratuito. A partire dagli anni Novanta si è spostata su posizioni opposte: lasciò i radicali, comincio a scrivere per il quotidiano Avvenire e divenne grande sostenitrice del Family Day. Ha scritto libri contro l’aborto e la procreazione medicalmente assistita. È stata eletta in parlamento con il Popolo della Libertà e con Fratelli d’Italia. È stata sottosegretaria al ministero della Salute.

Roccella, che ha definito l’aborto il “lato oscuro del materno” ha risposto a un commento sul quotidiano di Loredana Lipperini in cui la giornalista e scrittrice si auspicava da parte della ministra “l’onestà”. La ministra rispondeva partendo dal fatto che la scrittrice avesse trovato nella sua libreria un libro del 1975, Aborto, facciamolo da noi, della stessa Roccella. “L’articolo di Lipperini mi invita a ‘dire la verità sull’aborto’, ma delle battaglie di quegli anni nessuno ha più memoria, e se oggi si parla di aborto è solo per usarlo come arma contundente e impropria contro un governo che non è di sinistra e non è nemmeno tecnico (un peccato assai grave), e bisogna agitare lo spauracchio dell’attacco ai diritti delle donne”.

Roccella ha definito l’aborto come “un male necessario, per non essere schiacciate in un ruolo che chiudeva le donne in una gabbia di oppressione e subalternità”, qualcosa che nelle manifestazioni era vissuto non “come una rivendicazione orgogliosa, piuttosto come una disperata via di fuga, non un diritto, ma un potere iscritto nel corpo. Non è al Mld che ho imparato che l’aborto non è un diritto, ma attraverso il femminismo della differenza”.

A chiudere una riflessione: “Non mi sembra ci sia in circolazione molta reale curiosità per chi la pensa diversamente, e dietro tutta la retorica della diversità temo si nasconda solo la voglia di rimanere ben chiusi nelle proprie certezze”. La legge che in Italia consente di interrompere una gravidanza, la 194, venne approvata nel 1978. Spesso non è applicata, considerato l’alto numero di medici obiettori di coscienza e per i limiti che dipendono dalla stessa legge. Meloni ha parlato di “piena applicazione” della legge partendo dal presupposto che vuole la gravidanza non portata avanti per alcune circostanze sfavorevoli e non per una libera scelta della persona.

Il tema è stato al centro della campagna elettorale. Avevano però fatto discutere a poche ore dalle chiusure delle urne alcune iniziative. Al Consiglio regionale della Regione Liguria Fdi si era astenuto dall’ordine del giorno presentato dal Partito Democratico sull’accessibilità all’interruzione di gravidanza nelle strutture sanitarie del territorio. La quarta commissione della Regione Piemonte aveva invece approvato una delibera per istituire il “Fondo Vita Nascente”: 460mila euro, di cui 400mila per organizzazioni e associazioni pro life, per il biennio 2022-2023, per finanziare progetti per dare un sostegno economico alle donne affinché non abortiscano. Il senatore di Forza Italia Gasparri alla prima seduta a Palazzo Madama ha presentato un Ddl per modificare “l’articolo. 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica del concepito”.