Balcani, terre d'Europa
L’accordo delle pensioni tra Italia ed Albania che impedisce a migliaia di cittadini di poterne usufruire
Spesso pensiamo che i temi che trattano di Balcani siano lontani e non ci riguardino per niente. Eppure ci sono tematiche che sono estremamente pratiche e riguardano la vita quotidiana, che sia dei cittadini italiani o balcanici. Un esempio concreto di ciò è certamente l’accordo delle pensioni tra Italia ed Albania, ratificato ma mai implementato, che impedisce a migliaia di cittadini albanesi in Italia di percepire una pensione, costituendo così un tema determinante per la vita di queste persone.
In Italia, i cittadini albanesi che svolgono una professione sono più di 160mila cittadini (numero che considera solo le persone con un’unica cittadinanza), persone che contribuiscono alla nostra economia in modo importante. Sono quasi mezzo milione di cittadini albanesi che hanno versato contributi in Italia in vari periodi della loro vita, persone che aspettano di riscattarli per accedere a diritti per cui hanno pagato regolarmente i contributi.
Quali sono i problemi concreti? Alcuni di loro non potranno avere nessuna pensione, né in Albania né in Italia; altri avranno due pensioni, nei due paesi, ma non potranno totalizzare i due periodi contributivi per godersi prima il meritato riposo. Il sistema italiano prevede un requisito contributivo non inferiore ai 20 anni, mentre quello albanese non inferiore ai 15 anni.
L’accordo tra Italia ed Albania è stato siglato a luglio 2022, soprattutto grazie agli sforzi ripetuti di Tommaso Nannicini, senatore del Pd a capo della delegazione italiana che ha negoziato l’accordo. La legge di bilancio per il 2022, con un emendamento di Nannicini, ha stanziato 136,5 milioni in dieci anni, a partire dal 1° gennaio 2023, per finanziare quell’accordo. Dopodiché, dal 2032 in poi, ci saranno 20,3 milioni all’anno a disposizione.
Cosa manca quindi? Manca la ratifica dell’accordo – dovuto in parte alla caduta del governo Draghi, in parte poi al mancato interesse della premier Meloni (ma anche del premier Rama), che si sono focalizzati sui migranti.
La ratifica dell’accordo e la sua applicazione rafforzerebbe ulteriormente l’amicizia tra Italia e Albania, e riuscirebbe finalmente a rafforzare i diritti delle due parti.
Secondo il premier albanese Edi Rama a dicembre 2023, l’accordo sulle pensioni fra Italia e Albania è stato già raggiunto e negoziato ed è ora nella fase finale. Nessuna dichiarazione su tempistiche o eventuali accordi raggiunti con la premier Meloni a proposito – evidentemente la massima priorità è stata data all’accordo sui migranti. Ironico, considerato il fatto che qui si tratta del suo opposto, cioè di una legge per i migranti albanesi in Italia.
Ad ogni modo, le voci a favore della ratifica di questo accordo si sono fatte sentire numerose. Il 15 febbraio 2023, la vicepresidente e deputata del Pd, Chiara Gribaudo, durante un’interrogazione del sottosegretario Durigon, ha richiesto aggiornamenti sulla procedura di ratifica della Convenzione Italia-Albania in materia pensionistica, sottolineando il fatto che non é chiaro quali sono stati gli impedimenti burocratici o politici per ratificare la Convenzione già firmata e con risorse già stanziate.
Anche l’associazione degli avvocati albanesi in Italia è sempre stata attiva a questo riguardo, e ha sottolineato la necessità di questo accordo.
A mio avviso, ciò che manca è come al solito la consapevolezza che non si tratta solo “dell’altro”, ma che questo accordo porta benefici ad entrambe le parti. I due paesi sono molto legati, dalla storia e dalla vicinanza geografica. È un dovere rafforzare i legami e non complicare le situazioni personali di chi vive e lavora in uno dei due paesi.
Ma il problema più grande è il silenzio assordante su questa tematica. Salvo qualche articolo, e qualche persona che probabilmente, è toccata in prima persona da questo problema, non è un tema di cui si discute o che è presente nel discorso politico italiano, anzi. Penso che servirebbe un’azione mirata per mettere in luce i punti salienti dell’accordo e i benefici che ne trarrebbero Italia ed Albania. Magari anche qualche sessione informativa rivolta sia agli albanesi in Italia che agli italiani in Albania, in modo tale da spiegare che cosa implica l’accordo e quali saranno le conseguenze o i benefici. Penso questo sia uno step essenziale da far partire anche prima di subito.
Solo così, infatti, sarà possibile alzare la pressione sui due governi e riuscire a trovare il modo di convincerli a ratificare l’accordo, finalmente.
Questa dovrebbe essere una missione cruciale per chiunque tenga al benessere dei cittadini dei due paesi; saranno loro a perderci, altrimenti.
I legislatori della delegazione dei due paesi hanno posto le basi, e le finanze; ora sta ai due premier prendere una decisione politica e ratificare un accordo necessario e fondamentale per entrambe le parti. Questa decisione sarebbe molto più utile e giusta rispetto a quella di creare campi profughi in Albania. E sarebbe un ulteriore segnale all’Unione europea che l’Albania sta davvero facendo di tutto per avanzare nel processo di integrazione europea.
Questo accordo va ratificato il prima possibile.
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