L’addio ad Andrea Purgatori, tre generazioni di giornalisti a lutto: “Occhiaie, ruvidezza e sensibilità, ciao cronista esemplare”

Andrea Purgatori presenta Atlantide

La notizia della scomparsa arriva inaspettata, è una doccia gelata che irrompe nel luglio più caldo di sempre. Andrea Purgatori è morto. A 70 anni. Il flash dell’Ansa, che lo ha verificato con lo studio legale che assiste la famiglia del giornalista, fredda in diretta su La7 il giornalista Andrea Pancani, che in quel momento stava conducendo Coffee Break.

La7 è l’emittente che negli ultimi dieci anni è diventata la seconda casa di Purgatori. Pancani, suo amico da una vita, appare scosso nel dare il triste annuncio ai telespettatori che seguono la diretta. Pochi minuti dopo un altro giornalista, Giorgio Mulé, che in quel momento siede sullo scranno più alto di Montecitorio – come presidente di turno – si stropiccia gli occhi e prova a schiarire la voce. Interrompe i lavori: “è venuto a mancare un grande giornalista che era anche un amico, mancherà a tutti per il grande rigore e per quello che ci ha insegnato. Ci ha lasciato Andrea Purgatori”.

I deputati si alzano in piedi, la commozione si scioglie in un applauso corale. Nessuno sa di cosa fosse malato, Purgatori. Il giornalista che ha contribuito a svelare alcuni dei misteri più oscuri – suo lo scoop sul tritolo rinvenuto sulla carlinga del Dc9 Itavia a Ustica – ha tenuto strettamente riservata la sua malattia. Pochissimi sapevano qualcosa, e tra questi proprio Pancani. “Le sue occhiaie profonde, l’abbigliamento casual da cronista di razza e da inviato di guerra, l’aria seria ma sempre pronto alla battuta, il rigore che metteva nel lavoro e la passione, l’indomabile passione civile che lo animava. È come se lo avessi ancora di fronte Andrea Purgatori, con quel suo misto di ruvidezza e sensibilità per le persone”, il ritratto che fa per noi il conduttore Andrea Pancani.

“Alle volte lo chiamavo per segnalagli casi giudiziari minori o presunte rivelazioni che mi erano state fatte su vicende che hanno segnato la cronaca: si appuntava numeri e nomi degli interlocutori e avviava la sua istruttoria”. La verve era garanzia di ascolti, e non a caso dopo una lunga carriera al Corriere della Sera Purgatori aveva abbracciato la televisione. “Quando riusciva a venire a Coffee Break, incastrando il lavoro di Atlantide, era garanzia di una puntata di successo: recentemente sulla guerra in Ucraina, ma in passato anche sull’immigrazione. E gli piaceva, eccome, la politica, spesso duellando animatamente con chi – sosteneva – parlava per slogan senza conoscere i fatti”.

A piangerlo sono oggi tre generazioni di giornalisti, dai veterani del “suo” Corriere ai giovanissimi blogger della rete. “Appassionato della verità, solo grazie a lui le indagini su Ustica sono andate avanti. Lì dove c’era da difendere i diritti delle vittime, dei familiari, delle persone, lì c’era Andrea Purgatori”, lo ricorda il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana. Come cronista e poi capo della cronaca del Corriere della Sera si era occupato di terrorismo, servizi segreti e criminalità firmando tantissimi servizi e reportage, dal caso Moro all’arresto di Toto’ Riina.

Il nome di Purgatori resterà legato indissolubilmente alla battaglia per far luce sull’incidente aereo del 1980 in cui morirono 81 persone, denunciando depistaggi e insabbiamenti e contribuendo a tenere aperta l’inchiesta giudiziaria per arrivare alla verità su cosa avvenne sul cielo a nord della Sicilia. Come ha scritto un suo ex collega del Corriere, Paolo Conti, “ha svelato le bugie e le omissioni di chi portava avanti la tesi di una bomba a bordo, rivelando come il disastro fosse stato causato dall’impatto con un missile”.

La carriera di Purgatori ha spaziato anche sugli esteri, come inviato di guerra in Libano nel 1982, per la guerra tra Iran e Iraq e quella del Golfo del 1991. Anche Fabrizio Roncone, altra firma storica del Corriere, non si dà pace: “Caro Andrea Purgatori, amico stupendo, uomo di etica e di morale, di formidabile simpatia e grande tifoso della Roma, oggi noi cronisti schierati per te, in picchetto d’onore”.

Anche Velia Iacovino, già condirettore di AdnKronos, lo ricorda per Il Riformista: “Una sorta di post new journalism il suo, un po’ alla Tom Wolfe e Truman Capote, per intenderci, tra romanzo- reportage o romanzo- verità che si poneva l’obiettivo di accompagnare il lettore sul luogo dei fatti… Uno stile, che se vogliamo essere severi, ha anche dei limiti, limiti che personalmente ho riscontrato per esempio sul modo in cui Purgatori ha ricostruito alcuni casi, come quello di Emanuela Orlandi o di Messina Denaro, che, devo dire, mi hanno lasciato la sensazione di una certa incompletezza, come se su quelle vicende si fosse ripromesso di tornarci su”.

E Federica Angeli, di Repubblica: “Andrea mi diceva di non smettere mai di cercare la verità, che un pezzetto alla volta il mondo lo avremmo raddrizzato”. Il suo contributo lo ha dato. Anche politico, come tiene a sottolineare un intellettuale come Fulvio Abbate. “Andrea, dopo la militanza quotidiana da giornalista, si era fatto dono delle sue passioni “civili”, era diventato un narratore tra cinema e televisione, su tutto però la sua ironia, il suo essere un vero uomo di mondo, non l’ambizione semmai la naturalezza del talento senza mai compiacimento. Provavo per lui l’affetto che va riservato a un compagno”.

Identica stima dalla politica. Francesco Rutelli lo frequentava, al riparo dai riflettori, da anni. “Scompare un amico importante, una persona profondamente onesta, un grande professionista, un protagonista dell’audiovisivo italiano. Perdiamo un raro giornalista d’inchiesta, che ha saputo mettere la ricerca dei fatti, e un’alta, vibrante traduzione comunicativa, in costante legame col cuore della sua passione professionale ed umana”. E Walter Veltroni: “Voglio dirlo in modo chiaro, inequivoco: Andrea Purgatori è stato il giornalista esemplare. È stato la testimonianza che si può intendere il raccontare la realtà come una sfida costante con la propria coscienza, come un dovere che ha profili etici nei confronti delle cose, degli altri, di sé stessi”.