«In realtà Putin si umilia da sé. Pretendendo di figurare tra i grandi di questo mondo senza rispettarne le regole più elementari. Irridendo e violando i diritti umani quando gli conviene, in Cecenia, in Georgia, in Siria e ora in Ucraina.

E intraprendendo la guerra con un esercito scadente, incapace, arcaico e per di più derubato e affamato dai suoi generali. Se davvero ce l’ha con noi per questo, se ce l’ha a morte con noi, non sta a noi scusarci, ma piuttosto impartirgli una bella lezione e rimetterlo al suo posto, il posto che si è scelto».

Sono passati quasi due anni da quando Jonathan Littell ha scritto queste parole: e siamo ancora qui, di fronte al dittatore che persiste nella sua aggressione all’Ucraina. Littell non ha dubbi: la Russia va sconfitta. Tempo fa è uscito da Einaudi un libretto dell’autore del fortunatissimo romanzo “Le benevole” e poi di tanti altri, questo notevole scrittore americano che è molto impegnato sul fronte politico e in particolare sulla questione russa: bisogna leggerlo questo “L’aggressione russa” dove si spiega con una chiarezza cristallina l’enormità del crimine commesso da Vladimir Putin. Un criminale che minaccia i popoli che si rivoltano pensando che «siano teleguidati da noi», nel che c’è tutta la sua paranoia che è all’origine della sua pericolosità.

Va letto, questo testo di Littell, per capire che mostro abbiamo di fronte: «Vladimir Putin esiste grazie alla guerra, e grazie alla guerra ha prosperato. Speriamo che questa volta sia la guerra a determinarne la caduta».