"In Italia spendiamo un terzo della media Ue"
L’allarme degli assistenti sociali: “Le diseguaglianze non si risolvono con reddito o bonus”

Crisi economica, giovani sempre più soli, famiglie in difficoltà, la necessità di investire in welfare e terzo settore. Ne abbiamo parlato con Gianmario Gazzi, presidente nazionale dell’ordine degli assistenti sociali e con Gilda Panico, presidente dell’ordine assistenti sociali della Campania.
Presidente Gazzi, qual è messaggio che emerge da questa tre giorni tra Procida e Ischia di fronte alle emergenze sociali del Paese, a cominciare dalla crisi economica con il forte aumento delle famiglie indigenti e come cambia il vostro lavoro in questa fase, dove aumentano i genitori che non riescono a mantenere i figli e rischiano di perderli?
«Chiariamo subito chi dice che i bambini possono essere allontanati per povertà o è ignorante o in malafede. La legge lo vieta. Rispetto a povertà e crisi socioeconomica, il messaggio è lo stesso titolo del convegno: “Nessun uomo è un’isola”. È fondamentale, ancor più oggi, rinforzare servizi e interventi per garantire solidarietà e assistenza a tutti coloro che sono esclusi. Tutti gli assistenti sociali sono sempre più impegnati per rivendicare il diritto costituzionale di essere protetti dalle intollerabili diseguaglianze materiali e umane. Gli strumenti come il Reddito di Cittadinanza, l’educativa domiciliare, i servizi sociali in generale possono e devono essere migliorati e aumentati se pensiamo di voler arginare questa situazione».
Com’è cambiato il ruolo degli assistenti sociali negli anni e quali strategie andrebbero attuate per poter rendere più agevole ed efficace il vostro lavoro?
«Insieme al potenziamento e all’investimento nei servizi sociali in tutti gli ambiti – comuni, asl, ministeri – bisogna dare stabilità ai professionisti che non possono continuare a cambiare ogni sei mesi perché scade un contratto. Non è una questione sindacale, ma è garantire il diritto alle persone di non dover ricominciare i loro percorsi di aiuto ogni stagione. Oltre a questo, noi chiediamo di investire di più nei percorsi formativi, nelle università per dare sempre maggiori competenze agli assistenti sociali per affrontare meglio la complessità di oggi».
Con quale problematica principale si scontrano oggi gli assistenti sociali?
«Sono tantissime le difficoltà delle persone oggi. Non si può fare una classifica. Voglio invece ricordare quelle di cui non si parla più: dipendenze, salute mentale, anziani soli. Tutti temi che ci toccano da vicino come comunità, ma che di cui si parla soltanto se succede un dramma».
Qual è la parte più difficile del lavorare a contatto con i minori e con famiglie che vivono una condizione di disagio?
«Lavorare con le persone significa dover essere attrezzati a condividere storie spesso pesanti e drammatiche. Tutti gli assistenti sociali incontrano nel loro lavoro quotidiano biografie di abusi, violenze, devianze e sofferenze indicibili. Non è facile non portarsi appresso tutto questo. Siamo fiduciosi che ci aiuterà la supervisione che verrà garantita come Livello essenziale, ma speriamo che si possa anche aumentare l’investimento sulle risorse umane con più assistenti sociali e più servizi educativi e psicologici in tutto il Paese per bambini e genitori».
In che modo le istituzioni potrebbero aiutare con nuove riforme?
«Ad esempio, iniziando a investire nel Welfare territoriale quanto gli altri Paesi europei. In Italia spendiamo un terzo della media UE. Inoltre, serve anche avere un pensiero di prospettiva, disegnando non soltanto i livelli essenziali delle prestazioni, ma anche definendo i diritti sociali delle persone che vanno garantiti a tutti in tutte le regioni d’Italia. Ho parlato di diseguaglianze intollerabili che qualcuno pensa di risolvere soltanto con sussidi e bonus. Ma, siccome ripetiamo, “nessun uomo è un’isola”, servono persone e servizi per costruire ponti, relazioni, diritti, umanità».
Dottoressa Panico, due anni fa al nostro giornale ha raccontato che “in Campania abbiamo 550 Comuni, dovrebbe esserci un assistente sociale per ogni 5mila abitanti, ma di fatto non copriamo neanche il 50% dei posti. È cambiato qualcosa o la situazione è sempre la stessa?
«È cambiato nella Regione Campania per quanto riguarda il rapporto della presenza di un ‘assistente sociale ogni 500 abitanti. Sicuramente ha inciso la campagna promossa dal nostro ordine ed una maggiore sensibilità da parte degli amministratori locali che si sono per applicare la legge che il servizio sociale professionale e un livello essenziale. In questo periodo nonostante i postumi della pandemia ci sono stati molti concorsi per profilo degli assistenti sociali sia nell’Asl che negli locali in questi ultimi anche per la stabilizzazione degli operatori e per il passaggio da contratti a tempo determinato a tempo indeterminato, inoltre è possibile l’utilizzo di queste graduatorie da parte di altri enti che abbiamo programmato le piante organiche. Come ordine lamentiamo però una grave disparità che esiste nel nostro territorio regionale soprattutto del Casertano dove ci sono ambiti territoriali sa ricomporre. Esiste una grave situazione di precariato del personale che non ha un rapporto di lavoro stabile con l’ente locale ,i servizi sono dati in gestione a cooperative. Inoltre in altre realtà invece di stabilizzare il personale che da anni assicura i servizi creando un buon rapporto con i cittadini nonostante abbia maturato i 36 mesi per la stabilizzazione si procede a fare nuovi avvisi per contratti a termine, ciò crea disagio ai cittadini che si trovano un interlocutore diverso per il continuo turn-over del personale noi lamentiamo questa scarsa sensibilità da parte di alcuni amministratori di applicare la norma, nonostante ci siano i fondi per poter assumere il personale per garantire dei servizi efficaci ed efficienti per la popolazione».
© Riproduzione riservata