La direttrice del Pronto Soccorso dell’Ospedale Sacco
L’allarme della primaria: “Milano non ha capito la minaccia, il negazionismo è disumano”
“C’è qualcosa di diabolico in questo virus”. E le misure adottate dal governo potrebbero essere comunque insufficienti. E l’atteggiamento delle persone, la risposta di Milano, a questa fase dell’emergenza coronavirus, è preoccupante. Se non proprio pericolosa. Anna Maria Brambilla, 53 anni, direttrice della Medicina d’urgenza dell’Ospedale Sacco di Milano, specializzata in Malattie dell’apparato respiratorio e Medicina tropicale, parla in un’intervista al Corriere della Sera di questa fase delicata della pandemia. Milano è considerata la nuova osservata speciale, il nuovo punto delicato nella Regione più colpita dal covid, il nuovo focolaio. E quindi la direttrice racconta come sia precipitato tutto il 12 ottobre: “Da allora è stata una maxi emergenza quotidiana. Nel giro di due settimane, abbiamo ricoverato più polmoniti da covid che in tutto marzo e aprile. Una cinquantina al giorno. In due settimane, il bollettino di due mesi”.
Brambilla lavora dalle 8:00 alle 21:00 tutti i giorni. Ed è certa che la seconda ondata deve ancora arrivare all’apice. “Rispetto alla prima ondata, il virus circola molto di più sul territorio, almeno qui. Ormai siamo a 300 letti su 400, quasi saturate le nostre possibilità. E il vero problema è che la mia città, Milano, sembra non rendersi conto dell’incendio che la minaccia”. La settimana scorsa hanno imbrattato il murales realizzato in onore di medici e infermieri nei mesi scorsi proprio nei pressi dell’Ospedale Sacco. È questo cambio di atteggiamento collettivo che preoccupa e che rende il lavoro ancora più “gravoso”, spiega. “Siamo passati dall’essere considerati eroi, che per carità era una esagerazione, a essere vissuti con ostilità, come se fossimo noi, medici e infermieri, i responsabili di quello che sta accadendo”. Specie di colpevoli, insomma. Per la FNOMCeO sono 186 i medici morti a causa del coronavirus.
E racconta di come il negazionismo l’abbia fatta piangere, guardando la televisione: “Mandavano in onda un filmato dove facevano vedere questo ospedale con i corridoi e le stanze vuote. Era un falso clamoroso. Ma come? Abbiamo la coda delle ambulanze, pazienti sui lettini che aspettano una sistemazione, altri già con il casco di ventilazione ma ancora nei corridoi. Ecco, mi sono venute le lacrime perché l’ho vissuta come una mancanza disumana di rispetto verso chi è colpito da una malattia tremenda, che sconvolge i parametri della medicina”. È preoccupante il numero dei contagi che continua a crescere. E quello dei decessi. E la stagione fredda e le influenze che renderanno i prossimi mesi molto complicati. “Credo che le misure di contenimento che sono state appena varate non basteranno a fermare il male”. La situazione, insomma, è disperata. “Milano deve sapere e capire. Al momento, l’unica vera arma contro questo virus è proprio riconoscerlo per quello che è: un nemico malefico, che ti prende alla sprovvista, che sbriciola le difese immunitarie”. E comunque, continua, niente tornerà come prima anche quando il virus sarà sconfitto.
SITUAZIONE IN LOMBARDIA – La Lombardia ha avuto in tutto 6.318 positivi e 117 decessi nell’ultimo bollettino diffuso ieri pomeriggio. I positivi attualmente sono 132.410; i morti in totale dall’inizio dell’emergenza 18.343, poco meno della metà del totale nazionale, 41.394. Milano è considerato il nuovo centro nevralgico dell’emergenza, dopo che nella prima ondata era stata Bergamo, nella stessa Lombardia. Ieri in provincia di Milano sono stati 2.956 i positivi. Negli ultimi tre giorni precedenti una media di 3.924.
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