Il riferimento alla crisi dei missili di Cuba
L’allarme di Biden sull’escalation in Ucraina: “Putin non scherza, mai così vicini all’Armageddon nucleare”
Il Presidente della Russia Vladimir Putin non scherza, questo il messaggio del Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden, che ha parlato a un evento di raccolta fondi per i democratici ospitato nella residenza di James Murdoch, uno dei figli del magnate dei media, e ha lanciato un allarme sulla guerra in Ucraina. “Noi non affrontavamo un rischio da Armageddon nucleare dai tempi del 1962 con Kennedy e la crisi missilistica di Cuba”, ha dichiarato il Presidente. Washington ha appena annunciato un altri cospicuo invio di attrezzatura militare a Kiev per oltre un miliardo di dollari. Di trattative di colloqui di pace neanche l’ombra ormai: l’escalation sembra inarrestabile.
Da mesi alti funzionari dell’amministrazione americana sospettano che Putin potrebbe utilizzare l’arma nucleare contro l’Ucraina come reazione alle sconfitte subite al fronte, così come da mesi l’intelligence americana lanciava allarmi sull’imminente invasione dell’Ucraina poi concretizzatasi lo scorso febbraio. Qualche giorno fa la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, aveva smorzato i toni, dicendo che agli Stati Uniti non risultava che Putin stesse accelerando verso la soluzione nucleare. Le dichiarazioni di ieri sera di Biden vanno nella direzione opposta, quella più allarmistica: “Putin non scherza quando parla del possibile uso di armi nucleari, chimiche o biologiche, perché il suo esercito è in difficoltà”. A lanciare un allarme nucleare, citando fonti dell’intelligence britannica, era stato anche il Times di Londra che aveva parlato di un probabile e imminente test nucleare dei russi al confine.
La controffensiva ucraina sta continuando intanto ad affondare nei territori occupati dai russi. Le celebrazioni per l’annessione di quattro Regioni nell’est dell’Ucraina a Mosca avvenuta tramite referendum non riconosciuti dalla comunità internazionale non hanno messo in ombra i continui avanzamenti delle truppe ucraine tra le Regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. La controffensiva ha fatto notevoli progressi anche a sud, dove le truppe russe e filorusse finora avevano mantenuto meglio le posizioni. Il corrispondente di guerra russo Roman Saponkov martedì scorso ha parlato di “ritirata catastrofica”. La mobilitazione parziale di 300mila riservisti annunciata da Putin finora non avrebbe prodotto effetti sul campo: i soldati russi al fronte sono gli stessi da mesi, i rinforzi non arrivano.
Il Presidente dell’Ucraina Volodymy Zelensky, che ha escluso tramite un decreto qualsiasi trattativa con Putin, ha annunciato che dal primo ottobre oltre 500 chilometri quadrati di territorio e dozzine di insediamenti sono stati liberati nella regione di Kherson: “Verrà sicuramente il giorno – ha detto – in cui riferiremo anche dei successi militari nella regione di Zaporizhzhia, in quelle aree che sono ancora controllate dai russi. Verrà il giorno in cui parleremo anche della liberazione della Crimea. Questa prospettiva è ovvia”.
Il riferimento di Biden è estremo, da brividi: furono 13 i giorni di gelo nel 1962 tra Stati Uniti e Unione Sovietica dopo la scoperta del dispiegamento di armi nucleari da parte di Mosca. La crisi venne risolta pacificamente, con compromessi strategici e politici che portarono a una politica internazionale di controllo dell’opzione più estrema. Biden si è chiesto come Putin “potrebbe trovare una via d’uscita” da una situazione in cui “rischia di perdere la faccia e il potere interno”.
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