Quando i missili russi mettono di buonumore il partito della bandiera bianca, soddisfatto per la fine del primato americano

Caro direttore,
l’allarme lanciato da Zelensky dopo la strage compiuta dai missili russi a Poltava (“senza gli aiuti militari promessi saremo sconfitti”) dovrebbe suonare da monito non solo per il governo Meloni (che si distingue per il suo “codismo” con gli umori dell’opinione pubblica), ma anche per i governi di quei paesi della Nato che continuano a fare orecchie da mercante di fronte alla dichiarata volontà del Cremlino di chiudere rapidamente i conti con Kiev.

La fine del primato americano

Per altro verso (basta scorrere i social e alcuni quotidiani nazionali), ogni nuova devastazione di una città ucraina sembra quasi mettere di buonumore il partito della bandiera bianca, i teorici della “guerra per procura”, i geostrateghi del negoziato con Putin a ogni condizione (cioè alle sue). C’è però qualcosa di più, che alligna – e non da ora – soprattutto nell’intellighenzia di sinistra “post-sessantottina”. È il sentimento di soddisfazione, talvolta malcelato e talvolta esplicito, per la fine del primato americano (da ultimo, ne ha parlato Goffredo Bettini in un articolo sul giornale di Marco Travaglio) e per l’ormai inevitabile “tramonto dell’occidente”. Come è noto, così si intitola il celebre saggio storico di Oswald Spengler che affascinò la borghesia tedesca nel secondo decennio del Novecento, sconvolta dalla dissoluzione dell’impero asburgico.

Le civiltà come forme vitali

Allora fu letta come una diagnosi della ineluttabile decadenza di un’Europa spaventata e disorientata, non meno di quanto lo sia oggi, in particolare in Germania, a poco più di cento anni dalla pubblicazione dell’opera. Come tutte le forme vitali, le civiltà – sostiene Spengler – appartengono al “mondo organico” e dunque rispondono ad un principio biologico. Quando la civiltà invecchia e la sua anima si rattrappisce si passa allo stadio della “civilizzazione” (“Zivilisation”); la massificazione dei gusti e dei costumi travolge le differenze; alla città organizzata a misura d’uomo si sostituisce la megalopoli come estrema forma di indifferentismo, un termitaio senza più una dimensione umana; l’edonismo ed il denaro sono i soli valori riconosciuti. In Italia, Benedetto Croce consigliò i lettori di Spengler di “fare gli scongiuri” prima di prendere in mano il suo testo. Al contrario, oggi sembra tornato di moda. In fondo, la simpatia per l’autocrate del Cremlino di molti nostri intellettuali “spengleriani” ha anche una ragione culturale: l’astio per i valori del liberalismo.