È un vecchio vizio frontista, che paga soltanto nel caso di alcune carriere personali, ma che in termini complessivi è un sostegno fortissimo proprio all’avversario che si vuole distruggere.
Eppure stagione dopo stagione, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
La controprova? In questi giorni basta scorrere la home Page di Repubblica.it, il colpo di stato sembra imminente, le truppe del governo Meloni sono alle porte della città e si stanno preparando a fare un sacco memorabile. Aperture sul reddito di cittadinanza, annunci di prossimi disagi (in linea con la propaganda di Conte), affondi contro Andrea Giambruno, elevato ad attore politico di primaria importanza solo perché reo di essere il compagno della Presidente Meloni, sempre nuovi misfatti della diavolessa Daniela Santanchè, persino le maxi ferie del Senato (che pure sono in media con quelle degli ultimi decenni) per sostanziare la pericolosità istituzionale di Ignazio La Russa.
Il dubbio che il quotidiano di Largo Fochetti sia in realtà diretto da un astutissimo Italo Bocchino vengono spontanei.
Italo sei tu a costruire le pagine del giornale? Perché a chi giova un attacco così massiccio e indeterminato? Se non appunto a Fratelli di Italia, per dimostrare l’avventatezza del principale partito di opposizione e dei suoi organi di stampa.
È anche vero che il quotidiano romano è avvezzo per storia a diventare il megafono più spinto nelle campagne ad personam fin dai tempi delle dieci domande a Silvio Berlusconi, ed il maggiore fornitore di contenuti al Pd.
È che proprio la vicenda del fondatore di Forza Italia dovrebbe aver insegnato qualcosa a Maurizio Molinari, attuale direttore di Repubblica, ed allo stesso Pd. Ovvero che le modalità scelte finiscono sempre per avvantaggiare i ‘reietti’, Silvio Berlusconi allora, sicuramente Giorgia Meloni adesso. E dire che il Pd è reduce anche da un’esperienza recente: la campagna elettorale da occhi di tigre di Enrico Letta.
Una strategia che incredibilmente ha subìto persino un’ accelerazione con Elly Schlein al comando al Nazareno.
Finisce che Repubblica non aumenta i lettori (anzi continua a perderli a rotto di collo), ed il Pd i voti (da questa settimana sotto il 20% nei sondaggi). Ed allora perché insistere?