I giornali non devono solo parlare. Devono saper ascoltare. È per questo che con Il Riformista abbiamo dato vita, a partire dai risultati delle elezioni europee, ad una fase di ascolto del mondo moderato, centrista, liberale e laburista che in Italia, per quanto sotterraneo, c’è e si vuole far sentire. Vuole esserci. Andando a votare e anche, o forse soprattutto, non andando più a votare. Quel mondo adesso parla e vuole iniziare a contarsi. A contare. Non sopporta più il silenzio nel quale è stato cacciato da anni. Dando spazio a tutti, in un contesto diventato stucchevolmente litigioso, finiamo per ricevere, con perfetta alternanza, le proteste degli uni e degli altri. Peccato perché i giornali servono – e lo ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’altro giorno – proprio a dare libero spazio al confronto delle idee. Anche alle più diverse.

Mentre la rete e i social portano alla chiusura in echo-chamber, in bolle autoreferenziali in cui tutti si danno ragione a vicenda, i giornali devono rimanere terra di tutti e di nessuno, zone senza barriere né bandiere in cui la provocazione, la novità, l’idea originale si mescolano tra loro e raggiungono, anche sorprendendolo, il lettore. Oggi mettiamo in pagina due esponenti del centrosinistra, Goffredo Bettini e Bobo Craxi, che sostengono le ragioni della futuribile coalizione che andrebbe, o andrà, da Nicola Fratoianni a Matteo Renzi. Non è un’idea che sposiamo (né che dobbiamo sposare) ma proviamo a darle voce, spazio e rappresentanza.

Continuando nella campagna di ascolto sentiamo sempre più spesso agitare dietro al proscenio della politica le catene di un fantasma. Un fantasma dell’Opera. È il fantasma delle urne, che qualcuno auspica ravvicinate. C’è chi dice: «Se Giorgia Meloni perde il referendum, non può che dare le dimissioni». Bettini sembra quasi suonare il corno della caccia, e raccomanda ai suoi di tenersi pronti. Un esercizio di realismo esige che venga tenuta chiara la distanza tra realtà e wishful thinking.

La politica si innamora troppo spesso di proiezioni che si tramutano in illusioni. Ma il libro dei sogni di qualcuno può non corrispondere alle necessità del sistema-Paese. Il fantasma dell’Opera non ci spaventa, né ci convince. Le manovre di palazzo che tentano di rovesciare le maggioranze stabili non sono conquiste della democrazia, ma un suo difetto. E d’altronde non siamo affatto convinti, osservando nel merito dei fatti, che il centrosinistra, nel variegato arcipelago delle sue articolazioni, sarebbe oggi pronto a sostituire la maggioranza. I tempi non sono maturi. Non vediamo dietro l’angolo il voto anticipato così come non vediamo pronta una alternativa di governo. I contenuti sono per noi riformisti il discrimine. Content is the king. A cosa guarda la futura alleanza del centrosinistra? Perché sì, la nostra missione di giornalisti è quella di ascoltare tutti e far parlare tutti: oggi Craxi e Bettini con le loro ragioni, domani i sostenitori delle tesi opposte. Ma da tutti pretendiamo progetti, misure, contenuti concreti. Non saremmo, altrimenti, riformisti. L’alternanza delle idee è il sale della democrazia, ancora più e ancora prima dell’alternanza di chi va al governo.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.