Questo giornale ha dedicato per un mese una speciale attenzione al Meeting di Rimini. Il giorno in cui la kermesse di CL accoglie il Presidente della Repubblica mi sembra il giorno giusto per spiegare il perché.
C’è un elemento personale. Proprio ieri, 24 agosto, abbiamo ricordato la scomparsa di Paolo Bargigia, un sacerdote fiorentino morto per la SLA ma vivo nel ricordo di molti. All’amicizia con don Paolo devo molto di quello che sono. Trovare un maestro è difficile ma ti segna in profondità. I politici pensano che non ci sia niente di più importante che fare il Ministro, ma la realtà ci ha educato al fatto che trovare un maestro è più fruttuoso di essere un ministro. E la radice latina di queste parole lo dimostra: ministro, minus; maestro, magis.

Con un gruppo di amici – senza essere previsto, solo per ascoltare e non per parlare – ho visitato ieri il Meeting nella gratitudine del ricordo di don Paolo. E una volta di più ho capito che cosa c’è di profondo in questo evento. Che non è un fatto politico come il posizionamento al centro o la ricerca dei voti.

È che il Meeting educa a riscoprire l’amicizia intorno a ideali grandi e gesti semplici. Ed è un’esperienza che fa abbracciare ogni aspetto della quotidianità- la ricerca del lavoro, l’educazione, il teatro, la musica, lo sport- in modo diverso.
Lo chiarisce la mostra di Ubaldo Casotto dedicata a Charles Péguy nel 150° anniversario della nascita. Lo scrittore francese abbraccia ogni aspetto dell’esistenza con uno sguardo talmente innovativo da risultare ancora oggi contemporaneo se non profetico. È il Péguy del lavoro, della giustizia, del sociale. Temi divisivi e affascinanti nella Francia di inizio Novecento ma anche nell’Italia del 2023.

Il Péguy della speranza che commuove e stupisce. Il Péguy che ricorda anche a noi il senso ultimo dell’impegno con gli altri. E lo dimostrano le opere raccontate nella mostra “Da solo non basto”, un viaggio con i ragazzi di tre realtà educative delicate ma potenti quali Kayros, Portofranco, la Piazza dei Mestieri. La mostra è ideata e raccontata da una delle penne più brillanti della nuova generazione, Daniele Mencarelli, che prima di essere uno scrittore qui è un uomo. Incontra questi ragazzi e si emoziona perché tornano a sperare. “Perché la disperazione non sta a guardare l’età, si possono avere quattordici o novant’anni, ma quando è vera spezza il fiato e azzera la vista”, scrive Mencarelli.

Il Meeting è dunque il luogo di una speranza audace e concreta. Che fa guardare la vita, laici e credenti, in modo più vero.
E allora la politica c’entra, certo, ma è la cosa meno importante del Meeting.
I giornali inseguono le dichiarazioni dei ministri, dodici a Rimini in questa edizione, ma dovrebbero invece dedicare attenzione alle tracce dei maestri.
È l’amicizia che conta. E oggi l’amicizia del Paese viene rappresentata a Rimini da Sergio Mattarella.

Matteo Renzi

Autore