Ieri Travaglio ha scritto un bell’editoriale sul Fatto Quotidiano, solo con qualche imprecisione. Ma nella sostanza condivisibile e storicamente fondato. Trascrivo qui la frase chiave, attorno alla quale gira tutto il ragionamento. “Il golpe servì a sovvertire l’esito delle elezioni a neutralizzarne i vincitori e a riportare al potere gli sconfitti”. È esattamente quello che è successo nel novembre del 2011. Ve lo ricordate? Berlusconi, alla guida di uno schieramento di centrodestra, aveva vinto nel 2008 le elezioni e aveva ottenuto una solida maggioranza sia alla Camera che al Senato.

Non solo gli elettori erano stati chiari nella scelta dello schieramento politico, ma anche sul nome del premier. Era proprio lui, il cavaliere, ad essersi formalmente candidato, prima del voto, alla Presidenza del Consiglio. E ad aver battuto il suo antagonista che era Walter Veltroni.

Poi tra il 2010 e il 2011 era successo di tutto. La fronda di Fini e subito dopo l’assalto dall’Europa che minacciava di mandare l’Italia in default. Costrinsero Berlusconi a ritirarsi, incaricarono come premier un uomo voluto dall’Europa, Mario Monti, e infine formarono un governo dove effettivamente il partito più importante, e cioè il Pd, era il partito sconfitto alle urne. Coincidenza assoluta con la descrizione di Travaglio.

Il quale però, a leggere bene l’articolo, in realtà non si riferiva al 2011 ma al 2021. È quello del 2021 che definisce golpe. Anche se in questo caso la descrizione non è precisa. Gli elettori non avevano scelto Conte, che neppure conoscevano e che non aveva partecipato alla battaglia elettorale e neppure sappiamo per che partito avesse votato. E Draghi non portò al governo gli sconfitti delle elezioni del 2013 (anche in quell’occasione lo sconfitto fu il Pd) per la semplice ragione che il Pd, lo sconfitto, era già al governo e ce l’aveva portato Conte.

Comunque son dettagli. È chiaro che se Travaglio parla di golpe per il 2021, certifica anche il golpe del 2011. Ci ha messo un po’, però alla fine si è convinto che Berlusconi, quando sbraita, ha quasi sempre ragione…

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.