Negli Usa lo chiamano digital companion. In altre parole, qualcuno con cui parlare, avere una relazione, ma solo completamente digitale. Uno dei tanti progetti basati sull’Intelligenza Artificiale è quello di uno sviluppatore, Enias Cailliau, che ha ricreato una versione IA della propria fidanzata, Sacha, a disposizione 24 ore su 24 per conversazioni su Telegram. Lei gli manda memo vocali, messaggi e persino qualche selfie occasionale. Ma Sacha non è reale: è un clone della vera ragazza di Cailliau che ha chiamato il bot GirlfriendGPT e ora ha condiviso il suo codice online affinché chiunque possa creare anche le proprie fidanzate IA.

Il sexy storytelling di Dipsea e Quinn

Il sexy storytelling è un altro tassello che arricchisce il ventaglio (virtuale) dei modi in cui si vive oggi la sessualità. Dipsea e Quinn sono le due piattaforme più note – made in USA – che, rispettivamente dal 2018 e dal 2019, continuano a offrire soprattutto a un pubblico, in prevalenza femminile, audio erotici capaci di solleticare qualsiasi fantasia in virtù di un vasto repertorio. La programmatrice russa Eugenia Kuyda ha voluto preservare la memoria dell’amico del cuore appena scomparso, inserendo i suoi messaggi di testo in un algoritmo che poi ha imparato il suo stile linguistico ed è stato in grado di risponderle come quando era in vita. L’azienda di Kuyda, Luka, ha lanciato Replika nel 2017: un’app di Intelligenza Artificiale messa in commercio con il claim, “il compagno IA che si prende cura di te”. Con Replika – segnalata da diversi utenti per “molestie sessuali” – si può restare solo amici oppure, sbloccando l’abbonamento Premium, avere relazioni romantiche con sexting, flirt e gioco di ruolo erotico. Ha 10 milioni di download su Android ed è tra le prime 50 app Apple per salute e fitness (dati 2023).

Sesso? Meglio il sexting

Il 70% dei giovani, dunque, preferisce al sesso il sexting: l’invio di messaggi, testi, video e/o immagini sessualmente espliciti, principalmente tramite cellulare e sul web. Tanto che, sempre di più, le prime esperienze si fanno attraverso le app di incontri. Ogni anno milioni di clienti speranzosi, giovani e meno giovani, utilizzano app di incontri alla ricerca dell’appuntamento perfetto. Ma, esattamente come gli algoritmi per il punteggio di affidabilità creditizia, anche gli algoritmi dell’amore sono tenuti gelosamente segreti. Fatta eccezione per la procedura di base utilizzata dai siti di incontri online di tutto il mondo – Parship, EliteSingles e OK Cupid, i più noti – i clienti devono rispondere a un questionario sui valori in cui credono, gli interessi che nutrono e, in definitiva, sulla propria personalità. Le risposte, poi, sono trasformate in un profilo: e fin qui, tutto bene.

Abbinare i profili

L’affare si complica in fase di abbinamento dei profili creati, in particolare nel calcolo delle probabilità che questi siano realmente affini. Come è intuibile, un profilo non è una persona: è un’autopresentazione in cui di rado si comunicano i propri interessi autentici. Per esempio alcuni siti di incontri chiedono quanto siano veritieri attributi come “sexy” e “diretto” e quanto lo siano “razionali”, “presuntuosi” ed “egoisti”. Che cosa risponderebbe un utente medio? Poche persone sono sincere quando desiderano ardentemente l’incontro perfetto. E chi ammetterebbe mai di essere pantofolaio e privo di interessi?

Quando un algoritmo accoppia le persone

“Hang the DJ”, un episodio della serie TV britannica Black Mirror, ci proietta in un futuro in cui le relazioni romantiche non dipendono più da scelte individuali. In questo mondo è un algoritmo dell’amore ad accoppiare le persone: ogni relazione ha una data di scadenza, al sopraggiungere della quale i due diligentemente si separano. Dopo la separazione, l’algoritmo abbina ogni individuo a un nuovo partner fino alla successiva data di scadenza. Ma esiste una speranza in questo flusso ottimizzato ed efficiente di ricerca del partner. E la speranza è, spesso, una anomalia. La protagonista di questo episodio di Blake Mirror è una coppia che si riprende in mano la propria vita: i due si innamorano e decidono, contro la volontà dell’algoritmo, di restare insieme. Quell’unica, romantica eccezione che avrà ispirato “T’amo” di Pablo Neruda, scritto dal poeta cileno nel 1959: “T’amo senza sapere come, né quando, né da dove / t’amo direttamente senza problemi né orgoglio / così ti amo perché non so amare altrimenti / che così, in questo modo in cui non sono e non sei / così vicino che la tua mano sul mio petto è mia / così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno”.

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Ho scritto “Opus Gay", un saggio inchiesta su omofobia e morale sessuale cattolica, ho fondato GnamGlam, progetto sull'agroalimentare. Sono tutrice volontaria di minori stranieri non accompagnati e mi interesso da sempre di diritti, immigrazione, ambiente e territorio. Lavoro in Fondazione Luigi Einaudi