I giudici hanno deciso che Alfredo Cospito deve restare al 41 bis. Cioè al regime di carcere duro che, sebbene non previsto (anzi: escluso) dalla nostra Costituzione, resta un regime carcerario del quale sia il potere esecutivo (ministro della giustizia) sia il potere giudiziario (tribunali di sorveglianza) posso fare uso anche in modo disinvolto. Alfredo Cospito, anarchico, ormai da quasi due mesi è in sciopero della fame. Chiede di essere liberato dal 41 bis e chiede che il 41 bis sia abolito in quanto contrario ai principi della Costituzione italiana e in violazione di tutte le norme internazionali, a partire dalla dichiarazione dei diritti umani del 1948 e del cosiddetto codice Mandela, fatto proprio dall’Onu in questo secolo. Due mesi di digiuno sono molti.
Se i suoi amici, e gli avvocati, non riusciranno a convincerlo, se proseguirà la sua protesta estrema, Alfredo morirà. Tra qualche giorno o tra qualche settimana. Come 40 anni fa morì, nella carceri inglesi, Bobby Sands, combattente poco più che ventenne dell’Ira che era stato anche eletto deputato, e che chiedeva di essere trasferito da un reparto carcerario per delinquenti comuni a un reparto per politici. Margaret Thatcher non sentì ragioni e lo lasciò crepare. La vicenda di Alfredo Cospito è abbastanza clamorosa. È stato condannato a 24 anni di prigione perché ritenuto la mente di un attentato anarchico del 2006. Quasi 17 anni fa. Due ordigni di scarsa potenza furono sistemati davanti a una caserma dei carabinieri. Di notte. Esplosero senza fare grandi danni e senza ferire nessuno. Cospito fu accusato di essere il capo dell’organizzazione anarchica autrice dell’attentato e fu condannato in primo e secondo grado.
La Cassazione ha ritenuto troppo indulgente la condanna a 24 anni e ha chiesto alla corte d’appello di cambiare l’imputazione: strage contro lo Stato (sebbene senza vittime). E dunque di valutare l’ergastolo più 11 anni di isolamento completo. La Corte d’appello, di fronte alla follia di questa richiesta, ha tentato una via d’uscita: ha chiesto alla Consulta di stabilire se si possa considerare come attenuante (evitando così l’ergastolo) il fatto che nessuno sia stato neppure sfiorato da queste bombe. Naturalmente è una richiesta singolare. Un po’ come chiedere se si possa considerare come attenuante alla condanna per omicidio il fatto che non sia stato ucciso nessuno. Cosa si può fare di fronte a questi paradossi? Bisognerebbe chiedere a Nordio se gli viene qualche idea. Fatto sta che non risulta che – quantomeno negli ultimi venti o trent’anni – nessuno sia stato condannato all’ergastolo senza che il suo delitto abbia fatto scorrere neppure una goccia di sangue.
Per Cospito è diverso. Fin qui le misure ostative e il 41 bis erano stati ottenuti solo nei confronti dei presunti mafiosi. Si diceva che il 41 bis e le misure ostative non fossero misure crudeli (e quindi incostituzionali) ma strumenti per evitare che il boss mafioso continuasse a dirigere la cosca dal carcere. Così sono stati inflitti migliaia di 41 bis, evidentemente immaginando che esistano migliaia di cosche e migliaia di boss. Ma agli anarchici nessuno ancora aveva pensato. La svolta è stata con Cospito. Probabilmente ha pesato il clima di questi ultimi anni, nei quali il diritto è stato interamente sostituito dalla legge dei populismi e dei giornali (complesso distinguere tra le due cose). E Alfredo Cospito ci è finito in mezzo. La macchina della giustizia ieri ha pronunciato la condanna a morte. Così, quasi in sordina. Forse l’unico che può salvare Alfredo è Mattarella.