Landini getta benzina sulla rivolta sociale. Guerriglia a Milano e autunno caldissimo, ma la sinistra non si scandalizza

“E poiché semineranno vento, raccoglieranno tempesta”, recita il libro del profeta Osea. Un’espressione entrata nell’uso comune e che descrive acutamente la situazione attuale del nostro paese, dove è in corso da tempo – ma in forme sempre più roboanti – una radicalizzazione del dibattito politico, e di conseguenza del clima sociale. Lo si respira ogni giorno con maggiore intensità, e l’aumento degli episodi violenti e antidemocratici che quotidianamente emergono ne sono la testimonianza diretta. Non è un clima casuale, nulla avviene per caso, ma è il frutto perverso di un calcolo che gli artefici hanno pensato essere cinico. In verità è ingenuo nella sua progettazione e pericoloso nei suoi epiloghi vari e imprevedibili.

Contro il governo di centrodestra

Nessun complotto, nessuna trama, nulla di tutto ciò: si tratta di una scommessa acerba, ispirata dalla volontà individuale dei leader delle opposizioni di emergere come capi “popolo”, contro il governo di centrodestra, istigando il caos per poi ripiegare la narrazione su presunte svolte autoritarie, attuate mediante iniziative “securitarie”. Non capendo che il tema della sicurezza – ad esempio – non è una battaglia ideologica della destra, ma un problema concreto che investe i cittadini italiani nella loro quotidianità, che la sinistra dolosamente ignora per evitare che tanti “altarini” crollino qualora si avesse il coraggio di affermare che il problema esiste ed è connesso anche al fenomeno dell’immigrazione irregolare e della depenalizzazione, o derubricazione di molti reati avvenuta in passato.

“La rivolta sociale”

Non confondiamo il garantismo, giusto e legittimo, con il senso di impunità che molto spesso si respira e che affligge le speranze dei cittadini e anche quelle delle forze dell’ordine. Tornando alla politica nostrana, soffiare sul fuoco sembra essere lo sport prediletto a sinistra, in cui è in atto la corsa al ruolo di Mélenchon di noialtri. Con protagonista assoluto Maurizio Landini attualmente in pole position nel ruolo di novello Clodio che grida “alla rivolta sociale”, utilizzando un linguaggio un po’ al di là del consentito. Sorprende come sul segretario generale della Cgil e sul suo lessico rivoluzionario, storicamente fallimentare nel nostro paese, abbiano taciuto i ligi guardiani e le vestali sempre pronte a inorridire e bacchettare quando da destra o dalla sinistra non omologata qualcuno – a loro dire – supera il segno. Del resto i sondaggi di opinione dicono che i lavoratori non hanno fiducia nei sindacati, ma sul punto Landini tace. Troppo impegnato com’è ad aspettare il momento propizio per soffiare il posto alla Schlein, ultimamente galvanizzata e dunque vulnerabile, svilendo settimanalmente il ruolo dello “sciopero” trasformato in un giochino.

Landini gioca sulla pelle della nazione

Ma se Landini gioca sulla pelle della nazione a fare il Trotskij della domenica, è evidente che il clima alimentato dalle campagne contro il fascismo immaginario e altre amenità simili hanno dato i loro frutti. L’intolleranza politica – mai del tutto scomparsa – è tornata a premere sulle università, sui licei, ostaggi delle occupazioni dei soliti eterni “compagni” che – pur predicando democrazia, lotta al fascismo e valori della Resistenza – ogni giorno limitano la libertà di tutti gli altri. Con atteggiamenti di intolleranza e fanatismo denunciati da pochi e spesso edulcorati nella narrazione giornalistica che ne viene fatta.

Chi ne beneficia

Di questo clima ne stanno beneficiando a sinistra i gruppi più radicali – politicamente avallati in parte dal duo Fratoianni e Bonelli con la loro figura simbolo, Ilaria Salis – dati in crescita nelle ultime rilevazioni. Senza dimenticare la continua delegittimazione delle forze dell’ordine e la permissività che caratterizza le città amministrate da una certa (non tutta) sinistra in cui – pur di non tradire l’ideologia – si nega l’evidenza. Come Milano, dove l’emergenza sicurezza è un problema denunciato dai cittadini e negato dalla sinistra. Esempio ne è la rivolta operata da un gruppo di amici del giovane egiziano morto cadendo dallo scooter nel tentativo di sfuggire ai carabinieri. I sodali della vittima hanno esplicitamente assaltato gli agenti, attuando una guerriglia urbana che deve far riflettere la politica negazionista. Spargere benzina è un gioco a perdere per tutti: si tratta di una vecchia lezione della storia, troppo spesso ignorata.