Sono 100 gli ostaggi israeliani catturati da Hamas durante l’attacco lanciato 48 ore fa. Fonti non ufficiali fanno però salire il numero dei civili imprigionati a oltre 500, circa 750, “portati in un tunnel” sotto Gaza oppure “in case sicure”. Sono Noa Argamani, la 25enne bloccata durante il rave party nel deserto insieme al fidanzato e caricata su una moto e portata via. Sono Yaffa Adar, la nonna di 85 anni, sequestrata e portata a Gaza così come denunciato sui social dalla nipote. Sono un bimbo israeliano deriso e portato viva da ragazzini palestinesi. Sono intere famiglie aggredite e incatenate dai miliziani di Hamas. Sarebbero tre le fazioni armate palestinesi di Gaza che si dividono i civili israeliani, sia morti sia vivi: Hamas, Jihad islamica e Brigate dei Martiri di Al-Aqsa.

Numerose le denunce di scomparsa nelle ultime ore con i familiari che si presentano nei commissariati di polizia con vestiti usati ed altri elementi utili (capelli aggrovigliati nelle spazzole) per i test del Dna. “Mia figlia era al rave party – spiega una donna secondo quanto riportato dal Corriere.it – l’ultima volta che l’ho sentita era in auto e stava scappando, mi gridava che sparavano dappertutto…”. Sopravvissuto al rave party al confine con Gaza, dove sono stati uccisi almeno 260 tra israeliani e turisti stranieri, Arik Nani, che stava festeggiando il suo compleanno. “Dopo quello che è successo, posso solo ringraziare Dio di esserci arrivato vivo. È come nascere una seconda volta”, dice Nani parlando con Repubblica.

La carneficina al rave: “Un fosso ci ha salvato la vita”

Una carneficina il festival di musica “psytrance“, organizzato da una produzione brasiliana in partnership con un gruppo israeliano e con djs provenienti da tutto il mondo. Miliziani di Hamas vi hanno fatto irruzione a bordo di van per poi, una volta a terra, iniziare a sparare con i mitra e a sequestrare persone. “Il party è iniziato verso mezzanotte e doveva durare fino al pomeriggio di ieri”, spiega Arik. “Verso le sei del mattino, mentre eravamo all’apice della festa, all’improvviso ci siamo trovati circondati dai razzi, abbiamo visto decine di missili volare intorno a noi. Si è scatenato il panico”.

Oltre duemila persone in fuga dai razzi e dai proiettili dei miliziani di Hamas. C’è chi ha tentato di allontanarsi in auto, chi a piedi. Chi ha dovuto lasciare la vettura e proseguire correndo nel deserto la propria fuga. Arik, così come racconta a Repubblica, è riuscito a salvarsi perché “all’improvviso abbiamo visto un fosso e ci siamo saltati dentro. Ci siamo nascosti in un cespuglio di rovi, vedevamo le pallottole volare sopra alle nostre teste. Mentre scappavo avevo raccolto un cellulare per terra e all’improvviso ha cominciato a squillare rischiando di rivelare la nostra posizione, ma sono riuscito a spegnerlo”. Poi dopo oltre un’ora, sono riusciti a riprendere la fuga e, percorrendo circa 15 chilometri, raggiungere un’auto e arrivare in una destinazione sicura. Nelle ore successiva la controffensiva israeliana è riuscita, non senza difficoltà, ad avere la meglio sui miliziani di Hamas. Ma lo scenario post rave party è stato apocalittico: decine e decine di cadaveri ancora da identificare, auto crivellate da proiettili, inclusi i furgoni bianchi usati dai terroristi, dentro i quali sono stati rinvenuti kalashnikov, granate, giubbotti antiproiettili e copie del Corano secondo il quotidiano israeliano Ynet.

Rave party, sopravvissuto in lacrime: “Bomba e spari nel nostro rifugio, morti tutti”.

Si chiama Sahar e in una intervista ai media israeliani racconta in lacrime l’inferno vissuto. Sta bene, ha riportato ferite non gravi ma è comprensibilmente sotto choc per quanto accaduto durante un momento di spensieratezza. E’ ricoverato in uno degli ospedali di Tel Aviv.

Sahar spiega ai giornalisti come è riuscito  insieme ad altre persone a salvarsi: “Siamo fuggiti sotto i proiettili, abbiamo trovato riparo in un piccolo rifugio di cemento dove i terroristi hanno lanciato una granata, c’era sangue ovunque. Uno di loro è poi entrato ed ha aperto il fuoco a bruciapelo, tutti intorno a me sono morti”. Dietro Sahar c’è un infermiera che prova a rincuorarlo.

Famiglia sequestrata, bimbo preso a bastonate dai coetanei

Altra storia raccapricciante riguarda un’intera famiglia israeliana, le cui sorti sono apparse in un video condiviso dalla giornalista di Ynetnews Emily Schrader. Famiglia composta da marito, moglie e due bambini che, nel filmato, si vede seduta a terra in casa, tenuta in ostaggio dai miliziani palestinesi. La figlia più grande è stata uccisa nell’irruzione di Hamas. “Volevo che vivesse, c’è la possibilità che torni?”, ha domandato il fratellino alla mamma. “No”, è la risposta fredda e sconvolta della madre. In un altro video, si vede un bambino israeliano portato a Gaza mentre viene deriso da altri coetanei palestinesi. Viene preso in giro, gli viene agitato un bastone vicino al viso. “Dì ima, ima, ima’ (“mamma” in ebraico)”, dicono in coro gli altri ragazzini.

 

 

Redazione

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