La rabbia dei penalisti
L’appello di Caiazza: “Tutelare la salute di tutta la comunità forense, non solo dei giudici”
La bozza del Dl ristori bis ha suscitato una forte critica da parte dell’Unione delle Camere Penali Italiane soprattutto nella parte che riguarda le Camere di Consiglio di appello da remoto. Ne parliamo direttamente con l’avvocato Gian Domenico Caiazza, presidente dei penalisti italiani che avverte: «Invitiamo alla ragionevolezza, non vorremmo essere costretti ad adottare iniziative quale quella di chiedere a tutti gli avvocati di fare richiesta di discussione orale».
Nella vostra nota scrivete di una «esperta manina tecnica in dialogo diretto con qualche forza politica della maggioranza» che è riuscita ad introdurre questa nuova norma. A me vengono in mente i Presidenti delle Corti di Appello: sbaglio?
Io non sono in grado di individuare, se non intuitivamente, di chi sia quella manina. Non voglio dare indicazioni gratuite. Sicuramente, ho l’impressione che il testo ceda alla tentazione di assecondare esigenze di tutela molto settoriali, ossia dei giudici.
In che senso?
Si tende non tanto a favorire la riduzione delle presenze in aula degli avvocati – che è un obiettivo che noi in larga misura condividiamo in questo momento – quanto a ridurre la celebrazione della Camera di consiglio in presenza fisica. Si vuole evitare la presenza dei giudici nella sede dell’udienza: questo per noi è inammissibile. Noi siamo favorevoli, in considerazione dell’eccezionalità del periodo, a che si riduca il numero delle presenze in Corte di Appello in questo modo: evitando che compaiano gli avvocati che ritengono non indispensabile illustrare oralmente l’atto di appello che hanno già redatto. Se invece si inverte la visione e si presume che si debba celebrare l’udienza solo se tu lo chiedi significa che stai organizzando la celebrazione dei processi d’appello con la prospettiva di fare un altissimo numero di Camere di consiglio da remoto. Noi immaginiamo che quando saranno fatte le richieste di discussione o di non discussione divideranno i ruoli: faranno tutte insieme le udienze che si discutono e tutto il resto da casa propria dei giudici. Allora dobbiamo dire con molta chiarezza che le esigenze di tutela della salute in Tribunale devono garantire tutta la comunità forense, riducendo il numero delle presenze ma non eliminando la presenza fisica del giudice. Ed ecco che noi scriviamo della manina: qui non c’è più una richiesta di salvaguardia della salute collettiva ma di protezione privilegiata del giudice che non si vuole muoversi da casa.
Tutto ciò come impatta praticamente sulla tutela difensiva?
Impatta sull’essenza del giudizio penale. Quando tu consenti che la gran parte delle udienze per molti mesi vengano decise da giudici che non si riuniscono se non su zoom metti in discussione la collegialità della decisione: il fascicolo come viene condiviso? Quando si hanno grossi faldoni come fanno ad esaminarlo tutti contemporaneamente? Vogliono farci credere che ogni giudice verrà dotato di tutta la documentazione cartacea del processo presso la sua abitazione?
Quindi l’appello si ridurrebbe ad una mera funzione di controllo della valutazione del primo giudice?
No, del relatore. Andremo verso una monocratizzazione del giudizio. La Camera di consiglio da remoto non consentirà ai giudici il controllo materiale degli atti. Poi un modo di procedere da remoto mette in discussione la segretezza della Camera di Consiglio: si tratta di piattaforme agevolmente hackerabili, si possono registrare le conversazioni, e chi mi garantisce che il giudice riesca a garantire in casa la segretezza della decisione?
Le nuove modifiche andranno ad impattare anche sulla prescrizione che viene sospesa.
Le conseguenze di quanto previsto sono inaccettabili. Faccio presente che il 18 novembre la Corte Costituzionale andrà a discutere proprio su alcuni dubbi di legittimità costituzionale sollevati sul decreto del 17 marzo 2020 che prevedeva proprio la sospensione della prescrizione. Noi come Ucpi ci siamo costituiti. Ci fa strano che si rinnovi una norma sospettata già di incostituzionalità proprio dai giudici che l’hanno rimessa alla Consulta. Ancora più grave è la sospensione della custodia cautelare: per quale motivo l’incolpevole deve vedere prolungata la sua permanenza in carcere perché c’è una pandemia?
Voi come vi state muovendo?
Facciamo un invito alla ragionevolezza: speriamo di non dover essere costretti ad adottare iniziative quale quella di chiedere a tutti gli avvocati di fare richiesta di discussione orale.
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