Papa Francesco nell’Angelus domenicale lancia un appello accorato per la fine delle tensioni nel Mediterraneo orientale: “Per favore, faccio appello al dialogo costruttivo e al rispetto della legalità internazionale per risolvere i conflitti che minacciano la pace dei popoli di quella regione”.
Il Pontefice ha ricordato l’importanze della croce: “È segno santo dell’amore di dio, è segno del sacrificio di Gesù, e non va ridotta a oggetto scaramantico oppure a monile ornamentale. Facciamo in modo che la croce appesa alla parete di casa, o quella piccola che portiamo al collo, sia segno del nostro desiderio di unirci a Cristo nel servire con amore i fratelli, specialmente i più piccoli e fragili”.
Farsi carico della propria croce non vuol dire solo sopportare le tribolazioni quotidiane ma anche intendere la vita cristiana come una lotta: “La Bibbia dice che la vita del credente è una milizia: lottare contro il cattivo spirito, lottare contro il Male. Così l’impegno di ‘prendere la croce’ – ha sottolineato – diventa partecipazione con Cristo alla salvezza del mondo”. “Per Pietro e gli altri discepoli – ma anche per noi! – la croce è una cosa scomoda, la croce è uno ‘scandalo’, mentre Gesu’ considera ‘scandalo’ il fuggire dalla croce, che vorrebbe dire sottrarsi alla volontà del Padre, alla missione che Lui gli ha affidato per la nostra salvezza”.
Papa Francesco ha ricordato in coda all’Angelus che il primo settembre ricorre la Giornata mondiale di preghiera per la Cura del creato: “Da questa data fino al 4 ottobre – ha proseguito- celebreremo con i nostri fratelli cristiani di varie Chiese e tradizioni il Giubileo della Terra, per ricordare l’istituzione 50 anni fa della Giornata della Terra. Saluto le diverse iniziative promosse in ogni parte del mondo. E tra queste il concerto che si svolge oggi nella cattedrale di Port Louis, capitale di Mauritius, dove purtroppo si è verificato recentemente un disastro ambientale”.