La riflessione e l'anniversario
L’area marina della Gaiola compie vent’anni, quanti ce ne vogliono prima che la politica dia soluzioni?

Il 7 agosto l’Area Marina Protetta della Gaiola compie vent’anni. Il sito è uno dei tanti Beni Comuni; per definizione dovrebbe essere tutelato e curato da tutti, ma qui come in altri luoghi, lo Stato ha dovuto stabilire regole per salvaguardarlo. Nella storia di questi vent’anni, intorno al Centro Studi Interdisciplinari Gaiola ONLUS, si è concretizzato l’impegno generoso e volontario di un associazionismo di prossimità che ha ripristinato la fruibilità del luogo e diffonde coscienza e consapevolezza sui valori del sito.
C’è chi la vuole libera, ma stenta a fare i conti con l’idea di libertà che è prevalsa negli ultimi anni. Infatti, la libertà di sporcare, di consumare risorse ambientali ben oltre le capacità rigeneratrici della natura, ha causato problemi che precludono la libera e sicura fruizione dei Beni Comuni. È noto che questi comportamenti, a scala globale, hanno ripercussioni che minacciano il presente e il futuro dell’intera umanità, ma per non rischiare l’astrazione, è proficuo ragionare a dimensioni più prossime, in un contesto verificabile. Torniamo dunque al caso della Gaiola, un luogo emblematico per analizzare le sfide che deve affrontare la Politica per corrispondere compiutamente alle domande dei territori e delle comunità del nostro tempo.
Ci sono due problemi da risolvere affinché la Gaiola possa conservare la sua fama di “posto di paradiso”, uno materiale e l’altro di tipo immateriale. Il problema materiale è il progetto di raddoppio di uno scarico di acque reflue che già porta liquami fognari e ogni sorta di rifiuti inquinanti, proprio nel mare da salvaguardare. Si spera e si combatte per l’adozione di soluzioni appropriate. Il problema immateriale genera in quel frainteso senso di “libertà” a cui si accennava e nella diffusa insofferenza che ne deriva per il rispetto di elementari regole di convivenza civile. Sembrano questioni separate, ma hanno una radice comune e interessano quella stessa comunità che, peraltro, ha già i nervi scoperti per gli impatti ambientali della precedente epoca industriale. È pur vero che, per la geomorfologia del luogo, le acque reflue confluiscono da millenni nella baia di Nisida-Coroglio, ma oggi quelle acque sono addensate dalle scorie di uno sviluppo urbanistico disordinato e confuso: il suolo è impermeabile, le acque “bianche” sono rese nere da scarichi fognari abusivi, da prodotti chimici nocivi e polveri sottili che si depositano nelle strade e che, per effetto di eventi meteorici sempre più violenti e imprevedibili, finiscono nel mare che si vuole salvaguardare. Piaccia o meno, questa è la situazione materiale da cui partire e sono fiducioso che il Comune vigilerà affinché siano applicate le tecniche più avanzate.
La “radice comune” a questi due problemi va ben oltre il singolo episodio, è da ricercare negli stili di vita che si sono consolidati negli ultimi decenni di liberismo selvaggio. Si tratta di convertire le persone e le classi dirigenti ad una coscienza ambientale non più affidabile alla retorica, né agli enunciati astratti. I settori dello Stato si adoperano al meglio per far osservare Leggi spesso contraddittorie o scarsamente dotate di risorse e strumenti di attuazione. Lo Stato appare sempre più punitivo con i deboli e impotente con i forti; ciò accresce il distacco tra i cittadini e le loro Istituzioni. Ma cosa fa la Politica che dovrebbe guidare lo Stato? La politica(p) cavalca fazioni opposte, conta i “like” e insegue i consensi, produce leggi incompatibili tra loro e, in tal modo, smarrisce gli scopi fondamentali della sua ragion d’essere: Unitarietà dello Stato e orientamento al Bene Comune.
In questi vent’anni osservo che, sul piano della coscienza ambientale, l’Area Marina Protetta ha prodotto più consapevolezza del sistema pubblico nel suo insieme. Lunga vita, dunque a questi esperimenti, ma è
uno sforzo impari se non è accompagnato anche dalle Istituzioni con politiche coerenti. La Gaiola è un luogo visibile in cui la società esprime una domanda più generalizzata e radicale alla Politica: ricercare soluzioni all’altezza delle contraddizioni del nostro tempo, applicare scienza, coscienza e buonsenso; requisiti essenziali per governare nella complessità. Se si elude ancora questa domanda, nessuno si stupisca se crescerà ulteriormente l’astensionismo.
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