Larimar Annaloro e il giallo delle scarpe. Il padre non crede al suicidio: “Progettavamo una vacanza, era solare e socievole”

Neppure il papà di Larimar Annaloro crede al suicidio della figlia. La giovane di 15 anni si era tolta la vita nella pineta oltre il giardino di casa sua, in Piazza Armerina, in provincia di Enna dove era impiccata con le corde dell’altalena. Dopo i sospetti della famiglia anche gli investigatori avevano iniziato a dubitare che Larimar fosse sola nei suoi ultimi istanti di vita. Troppo strane le modalità del suicidio, anomale. Piedi e pancia legati con le corde dell’altalena, poi strette attorno al collo, con il cappio passato attorno ad un albero. Sospetti anche sull’osso cervicale, intatto, sulla difficoltà di notare tentativi di liberarsi dalle stringe e sulle scarpe pulite.  “Come può una ragazzina fare tutto questo da sola?”, aveva detto la madre.

L’ipotesi revenge porn e la lite con la compagna

I dubbi del padre di Larimar Annaloro

“Non è possibile che si sia tolta la vita da sola”, continua Roberto Annaloro ai microfoni di Repubblica. “Era una ragazza piena di vita, con tanti progetti, era brava a scuola e nello sport, era solare, socievole, era piena di sani principi, non avrebbe mai pensato ad un gesto simile. La sera prima progettava con noi una vacanza”. Racconta di giorni intensi, di una vita – la sua – distrutta: “Vogliamo solo restare in silenzio con questo grande dolore che ci portiamo dentro”, e annuncia che grazie alle investigazioni private, alle ricostruzioni che stanno facendo assieme al loro legale, stanno emergendo tante incongruenze. “Larimar sapeva come affrontare le discussioni”.

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Sul ritrovamento, il padre indica il punto della pineta, sotto ad un albero, dove è stata ritrovata, a circa 150 metri da casa: “Continuiamo a chiederci come possano essere state ritrovate le scarpe pulite. Mia figlia non si è suicidata”.

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La ricostruzione. L’ultimo giorno di Larimar

Sull’episodio continua ad indagare la Procura dei Minori di Caltanissetta che ha disposto il sequestro dei telefonini di otto ragazzi, suoi conoscenti.  Quella mattina la giovane era uscita anzitempo da scuola perché si sentiva poco bene. Prelevata dai genitori stava provando a raccontare alla donna quanto successo in mattinata. Una violenta litigata con alcune compagne di classe, a cui era seguita una zuffa: “Piangeva e mi stava per riferire tutto, poi si è interrotta perché c’era mio marito”, ha confessato la signora. Tra le ragazze circolavano varie cattiverie ingiuste sul suo nome, con una compagna che l’accusava di averle ‘rubato il ragazzo’. Sullo sfondo anche il caso di revenge porn, con un ragazzo che aveva fatto girare un video privato.