Con i ballottaggi di ieri è possibile fare un bilancio completo delle elezioni amministrative appena trascorse. In uno slogan si potrebbe dire: quasi dovunque vince il PD, in Campania vince De Luca. E sì, perchè in Campania la vittoria del Partito Democratico è fortemente filtrata, mediata, attenuata, dalle operazioni politiche in grande stile del presidente della Regione Campania. Che si sono fatte sentire prima, durante e dopo le elezioni. Nessuno avrebbe potuto immaginare il dominio quasi pieno e completo di De Luca sulla Regione ancora nella primavera del 2020, quando la ricandidatura di De Luca era tutt’altro che certa, e si parlava apertamente di una buonuscita con un prestigioso incarico manageriale nazionale.

Da allora, con il Covid, è cambiato il mondo, e tutte le opportunità sono state sfruttate al meglio da un ex comunista e dirigente strutturato come Vincenzo De Luca, a cui nessuno può far ombra in Regione, nè nel suo schieramento nè altrove. La vittoria netta di Salerno – come di consueto senza simbolo PD – è la conferma della sua presa (eccessiva, direbbe qualcuno) sulla città. Il risultato ancora più tondo di Manfredi a Napoli deve non poco all’offerta politica messa su in maniera determinante dal Presidente, shakerando sinistra, centro e destra. La vittoria, sofferta, dell’uscente sindaco Carlo Marino a Caserta è una garanzia anche per la famiglia De Luca che non ci si ritrovi nel collegio di elezione del figlio e deputato Piero una destra più forte che mai al passaggio generazione tra ossi duri come gli Zinzi. Di Benevento che dire, è la controprova del ragionamento, perchè lì gli uomini di De Luca si presentavano in concorrenza con le liste del Partito Democratico, da cui erano fuoriusciti, sostenendo un candidato contrapposto a quello dello schieramento di centro-sinistra, l’eterno Mastella.

Per cui laddove De Luca e Partito Democratico si sono trovati dalla stessa parte della barricata, il Presidente ha in molti modi esteso la sua influenza e rimaneggiato quella del suo partito, mentre laddove questo non è avvenuto, ha vinto il candidato sostenuto da liste diretta emanazione di Santa Lucia, senza ottenere risultati clamorosi, ma con effetti, evidentemente, determinanti alla luce della risicatezza del successo mastelliano. Ecco allora che si ritrovano in una cifra unitaria la creazione delle varie liste “civiche” napoletane (anche di trasfughi di centrodestra), la nota analisi politica post-voto su Napoli formulata dal Presidente, l’affrettarsi dell’onorevole Piero De Luca a “mettere il cappello” sulla vittoria di Marino, la pressione per le prime nomine della Giunta Manfredi di fronte alla ressa anche solo per comprendere l’algoritmo (per non dire il Cencelli) da applicare.

Registrandosi i primi risultati incassati da subito nelle figure, sicuramente di prestigio, del prefetto De Iesu quale sicuro assessore alla legalità e sicurezza e la nomina in pectore di Pasquale Granata, prezioso dirigente negli anni trascorsi a Santa Lucia, a Direttore generale del Comune di Napoli. Vanno nella direzione anche i rumors – una volta acquisito l’orientamento del neo sindaco per non includere in Giunta consiglieri – circa la nomina a Presidente del Consiglio di Enza Amato, che non ha rotto neanche nei momenti di più bassa fortuna i suoi legami con il presidente. Laconica la sintesi del segretario Pd Letta, a Benevento: unità? Ci vuole tempo e pazienza.