Nel Sì&No del giorno del Riformista, spazio al dibattito sull’accordo tra Italia e Albania in materia di migranti. Manlio Messina, deputato di Fratelli d’Italia, mette in luce positiva alcuni aspetti dell’intesa tra cui” le valutazioni accelerate che permetteranno di decidere chi avrà diritto all’accoglienza, rimpatriando gli altri”. Riccardo Magi, deputato +Europa, evidenzia gli aspetti critici e i contorni poco chiari, le potenziali discriminazioni fino al “collasso del sistema d’asilo, in violazione di tutte le norme possibili: italiane, europee e internazionali”.

Di seguito il punto di Riccardo Magi

Il Governo Meloni ha da poco soffiato la sua prima candelina e ormai lo possiamo dire: quello slogan: “Pronti”, usato in campagna elettorale, aveva in effetti un reale fondamento. Giorgia Meloni e il suo esecutivo erano infatti prontissimi, ma soltanto a fare propaganda.

L’asse con Tirana per l’outsourcing dei migranti non è che l’ennesimo colpo di teatro di Palazzo Chigi, un protocollo d’intesa siglato lunedì in pompa magna, di cui però non sappiamo nulla. Non sono chiari i contorni giuridici che andranno a sostanziare l’accordo, eppure già sorgono parecchie domande. Ma andiamo con ordine.

L’Italia ha assunto l’impegno di aprire due centri in Albania dove, a quanto sembra, vigerà la giurisdizione italiana sul diritto d’asilo. Questo implica che, pur nell’ipotetica celerità del percorso di valutazione, queste le domande andranno valutate da una Commissione territoriale e, in caso di diniego, il richiedente avrà il diritto di ricorrere a un tribunale, e sempre da un giudice dovrà in ogni caso essere convalidata la detenzione all’interno del futuro Cpr a Gjader. Sarà quindi previsto un distaccamento di questure, prefetture, tribunali, avvocature in Albania, o quanti verranno tradotti Oltre Adriatico avranno meno diritti di quelli che sbarcheranno nelle coste italiane? Nel caso in cui fosse effettivamente questa la strategia, in che modo i due centri convivranno con il diritto interno albanese? Il Presidente Meloni ha poi sottolineato che i nuovi centri saranno destinati solo agli uomini, non a bambini, a donne in gravidanza né ad altri soggetti vulnerabili.

Non è chiaro il motivo di questa discriminazione: se si tratta di un sistema per allentare la pressione sui centri di accoglienza italiani, senza limitazioni dei diritti, perché dividere su queste basi? I minori verranno trasferiti in Italia, ma nei casi in cui non sia possibile riconoscere rapidamente la minore età? Verranno fatti sbarcare in Italia, oppure in Albania? E il successivo accertamento, anche tramite esami clinici, dove dovrà avvenire?
Siamo chiaramente di fronte al collasso del sistema d’asilo, in violazione di tutte le norme possibili: italiane, europee e internazionali.

Il nostro Paese si sta quindi impossessando di parte del territorio albanese, come se si trattasse di una specie di Guantanamo Italiana? In caso contrario non si potrebbe parlare d’altro che di un concreto respingimento.

Il governo ha mobilitato fondi e il genio militare per la costruzione di nuovi Cpr su tutto il territorio nazionale, uno per regione, scontrandosi con la contrarietà degli stessi amministratori dei partiti di maggioranza. Abbiamo rinunciato a modificare Dublino per non scontentare i sovranisti esteri, e quindi deciso di esternalizzare le richieste d’asilo. Il tema è sempre lo stesso: se ti comporti da sovranista, ricorda che ci sarà sempre qualcuno, da qualche parte, più sovranista di te. Per quanto ci riguarda, le solite accuse di scarso patriottismo non ci preoccupano. A preoccuparci è invece la svendita dell’onore dell’Italia al migliore offerente, una politica che questo governo si ostina a perseguire.

Questo melodramma non è che l’ennesimo gioco di distrazione di massa per non dover riconoscere le inadeguatezze di un governo incapace di gestire un fenomeno complesso come quello delle migrazioni, che pensa di poter risolvere i problemi nascondendo la polvere sotto il tappeto (o al di là del Mare). È stato lo stesso Primo Ministro Edi Rama dalle colonne della Stampa, a confermare questa visione ieri, quando ha affermato che l’accordo “non risolverà nulla”. Da Palazzo Chigi fanno sapere che non ci saranno contropartite, fatto salvo l’impegno del Governo nel farsi promotore di un’accelerazione del processo di ingresso nell’Unione Europea di Tirana. Ancora una volta la Premier sovranista tutela l’interesse nazionale. Degli altri.