Perché Giorgia Meloni continua ad attaccare Paolo Gentiloni e non altri? Perché la Presidente del Consiglio ha capito che uno dei suoi predecessori – il Commissario Europeo appunto – è il suo avversario più temibile.
Perché?

Le cose sono semplici. A differenza di quanto scrivono i principali commentatori, Paolo Gentiloni tra un anno non si candiderà al Parlamento Europea. L’ex braccio destro di Rutelli non ci pensa minimamente. Non crede infatti di essere così forte sulle preferenze non avendo mai avuto una forte base elettorale ma essendo molto più capace di tessiture politiche e di strategie istituzionali.

Gentiloni terminato il suo ruolo di commissario – a fine 2024 – tornerà a occuparsi di politica estera in qualche fondazione americana vicina ai democratici. E nel frattempo punterà al vero obiettivo: diventare il Presidente del PD al posto di Bonaccini.

Dopo due mandati alla guida della Regione Emilia-Romagna, infatti, per il politico modenese è pronto il trasloco a Strasburgo. E in quel caso i riformisti del PD chiederebbero a Bonaccini di lasciare proprio a Gentiloni il ruolo non solo simbolico di Presidente del partito.

Ove la Schlein fallisse qualche appuntamento elettorale da qui al 2027 lo Statuto del PD prevede che in caso di dimissioni subentri proprio il Presidente, cosa già avvenuta con Orfini al posto di Renzi. E dunque Gentiloni potrebbe proporsi come traghettatore del PD. Ha buoni rapporti con i Cinque Stelle, ha buoni rapporti con il Terzo Polo, ha buoni rapporti con la sinistra radicale dalle cui fila ambientaliste proviene.

La Meloni che è attenta osservatrice dei movimenti altrui lo ha messo nel mirino. Ecco spiegato perché la premier ha attaccato a freddo il Commissario: non per ragioni legate al PNRR ma per motivi legati al futuro. Lei sa che Gentiloni potrebbe essere il vero tessitore del campo largo progressista. E iniziare a bombardarlo in anticipo altro non è – per Giorgia – che legittima difesa.

Valeria Cereleoni

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