Ha lottato nelle aule dei tribunali, ha gridato e ha fatto scioperi della fame. Alla fine Laura Massaro ce l’ha fatta: la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato da Laura Massaro e dai suoi legali dell’Associazione Differenza Donna. La mamma era stata accusata di alienazione parentale e il ricorso era stato presentato per fermare il prelevamento del bambino. Una sentenza destinata a fare storia.

Una lotta, quella di laura, durata quasi 10 anni. Vissuti con l’ansia che da un momento all’altro qualcuno poteva venire a prendersi il figlio per portarlo in una casa famiglia. La Corte ha accolto ‘in toto’ il ricorso presentato dalla donna, 42 anni, romana, vittima di violenza da parte dell’ex compagno, accusata di essere mamma alienante e per questo in battaglia da anni, nelle aule di tribunale per evitare che le venisse portato via il figlio oggi dodicenne come richiesto dall’uomo da cui è separata da quando il bimbo era piccolissimo.

La Corte ritiene la “decadenza della responsabilità genitoriale” e il successivo “trasferimento del bambino in casa-famiglia con l’uso della forza fuori dallo Stato di diritto”. È quanto si apprende da una nota dell’Associazione ‘Differenza donna’. La suprema Corte condanna l’alienazione parentale, e tutela “il rispetto al diritto della bigenitorialità” definendolo un “diritto del minore”, considerando il “trauma del distacco” con la figura materna.

Una vittoria definita “storica” dalla presidente dell’associazione Elisa Ercoli, la quale esprime così tutta la soddisfazione della Associazione che con le sue legali Manente, Boiano ha sempre sostenuto Laura Massaro. “Oggi è un giorno in cui facciamo la storia in materia di liberazione di donne e bambine/i in uscita dalla violenza”, aggiunge Ercoli. “Così come è stato per il no di Franca Viola sul matrimonio riparatore, oggi Laura rappresenta tutte le donne per un no definitivo a violenza istituzionale agita contro donne bambine e bambini in materia Pas, prelievi forzati e altre forme di violazione dei diritti umani. Quando la storia è segnata da progressi come oggi vince una, vinciamo tutte”, conclude Ercoli.

Nell’ordinanza depositata oggi, riferisce l’associazione Differenza Donna che ha lottato al fianco di Laura Massaro, la Cassazione ribadisce che “il richiamo alla sindrome d’alienazione parentale e ad ogni suo, più o meno evidente, anche inconsapevole, corollario, non può dirsi legittimo, costituendo il fondamento pseudoscientifico di provvedimenti gravemente incisivi sulla vita dei minori, in ordine alla decadenza dalla responsabilità genitoriale della madre”.

La Suprema Corte, spiega ancora la presidente dell’associazione Elisa Ercoli, ha quindi cassato la decisione del tribunale che aveva disposto l’allontamento del bambino, la decadenza della responsabilità genitoriale e l’interruzione dei rapporti tra mamma e figlio “poiché ha inteso realizzare il diritto alla bigenitorialità rimuovendo la figura genitoriale della madre e ciò sulla base di apodittiche motivazioni che richiamano le consulenze tecniche, tutte volte all’accertamento dell’alienazione parentale, nonostante la stessa sia notoriamente un costrutto ascientifico”.

Nell’ordinanza si osserva che il diritto alla bigenitorialità, così come ogni decisione assunta per realizzarlo, non può rispondere a formula astratta “nell’assoluta indifferenza in ordine alle conseguenze sulla vita del minore, privato ‘ex abrupto’ del riferimento alla figura materna con la quale, nel caso concreto, come emerge inequivocabilmente dagli atti, ha sempre convissuto felicemente, coltivando serenamente i propri interessi di bambino, e frequentando proficuamente la scuola“. La Cassazione, inoltre, ha ritenuto nullo il provvedimento dell’autorità giudiziaria di merito per non avere proceduto all’ascolto del minore.

Quanto all’uso della forza per sottrarre il minore dal luogo ove risiede con la madre e collocarlo in una casa-famiglia, la Corte ha giudicato questa misura “non conforme ai principi dello Stato di diritto – riferisce Differenza Donna – in quanto prescinde del tutto dall’età del minore, ormai dodicenne, non ascoltato, e dalle sue capacità di discernimento, e potrebbe cagionare rilevanti e imprevedibili traumi per le modalità autoritative che il minore non può non introiettare, ponendo seri problemi, non sufficientemente approfonditi, anche in ordine alla sua compatibilità con la tutela della dignità della persona, sebbene ispirata dalla finalità di cura dello stesso minore”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.