L’Austria riapre i suoi confini a tutti ma non all’Italia: “Dati sul Coronavirus non lo permettono”

Nessuna riapertura dei confini con l’Italia. L’Austria del Cancelliere ‘sovranista’ Sebastian Kurz ha infatti deciso di tenere chiusi le sue barriere col Belpaese, come annunciato dal ministro degli Esteri Alexander Schallenberg. “Apriamo verso 7 Paesi confinanti e non ci saranno più controlli, come prima dell’emergenza coronavirus. I dati non lo consentono invece con l’Italia, ma intendiamo farlo il prima possibile”, ha detto il ministro in conferenza stampa. “Non è una decisione contro l’Italia”, ha sottolineato il premier, ma il nostro resta l’unico Paese confinante che non riaprirà dopo la chiusura decisa lo scorso 11 marzo.

Immediata la reazione italiana, col ministro degli Esteri Luigi Di Maio che, durante una riunione col suo staff, avrebbe accusato Vienna: “Gli individualismi violano lo spirito comunitario e danneggiano l’Europa e il mercato unico”, sarebbero le parole utilizzate dall’ex capo politico dei 5 Stelle per commentare la vicenda.

Dall’Europa invece un portavoce della Commissione pur non volendo commentare le misure prese dai singoli Paesi, ha spiegato che la Commissione ha prodotto “una serie di linee guida su come questi dovrebbero comportarsi. Questo include il principio molto importante della non discriminazione basato sulla nazionalità, assicurando che le regioni con una situazione epidemiologica simile ricevano lo stesso trattamento”. Il portavoce ha quindi spiegato che “finché e decisioni sono prese sulla base dei criteri epidemiologici non abbiamo particolari problemi con questo”.

Il ministro degli Esteri di Vienna Schallenberg ha però precisato nel corso della conferenza stampa che una nuova valutazione sarà effettuata la prossima settimana. “Vediamo – ha aggiunto il ministro – che la situazione in Italia è molto migliorata e che alcune regioni, come l’Alto Adige, hanno buoni dati Covid”.

La vicina Germania ha invece deciso di annullare dal prossimi 15 giugno le limitazioni di viaggio per la maggior parte dei Paesi europei, una mossa valida per gli Stati dell’Unione Europea, per quelli dell’area Schengen e per la Gran Bretagna.