I dati incoraggianti di un’estate positiva dal punto di vista turistico fanno crescere con moderazione la fiducia per quest’autunno. Le imprese del terziario milanese sono cautamente ottimiste, ma inflazione e rincari fanno temere per la perdita di potere d’acquisto dei consumatori con un conseguente calo dei consumi. Con un effetto a catena sull’economia, poiché una diminuzione della domanda può portare a una diminuzione della produzione e, di conseguenza, a una riduzione dell’occupazione.

Un problema resta il caro energia. In base alle stime dell’Area ambiente ed energia di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, i prezzi del quarto trimestre 2023 subiranno un rincaro complessivo – fra energia elettrica e gas – vicino al 30%. In particolare per l’energia elettrica il prezzo di settembre è più alto del 19% rispetto al prezzo medio 2016-2022. A settembre in Italia l’energia elettrica si pagava il 753% in più rispetto all’Area Scandinava. Un impatto che pesa sui costi fissi delle imprese e sulla gestione aziendale. E spesso si aggiunge ai rincari di materie prime e aumenti di tariffe e tributi che impattano inevitabilmente sui consumatori finali.

Nel turismo le presenze straniere su tutto il territorio milanese continuano a registrare una crescita rispetto alle medie stagionali degli anni passati e insieme agli eventi rappresentano una voce importante per l’indotto economico. Un incoraggiamento per l’attività di quest’autunno. Prevale infatti, secondo i risultati di un sondaggio elaborati dall’Ufficio Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza un cauto ottimismo delle imprese: il 47% è moderatamente ottimista, il 6% ottimista. Pessimista, invece, il 47%. I timori principali riguardano – oltre ai già approfonditi costi dell’energia (47%) – i costi delle materie prime (46%) e il reperimento di personale qualificato (45%). L’aspetto però che di gran lunga preoccupa di più le imprese nell’immediato futuro è la diminuzione dei consumi legata alle conseguenze dell’inflazione (68%). A distanza i timori sul fisco (tributi nazionali 15%, tasse e tariffe locali 14%).

Serve un’attenzione particolare su questi temi perché il rischio è che i risultati positivi ottenuti vengano vanificati. L’obiettivo è trovare delle modalità – con un accordo tra pubblico e privato – affinché parte della ricchezza generata dagli indotti economici positivi resti sul territorio. Dovremo iniziare a ragionare, per esempio, come avviene in altri Paesi, su tariffe diversificate tra cittadini e turisti per il trasporto pubblico. E, allo stesso modo, sul traffico privato e di servizio. Così potremmo abbattere i costi delle imprese e diminuire le ricadute negative sui consumatori, lasciando nelle casse pubbliche le risorse per il potenziamento dei servizi. Un circolo virtuoso che genera valore economico e sociale per la collettività.