Dal Giappone
L’Avigan cura il coronavirus? L’Agenzia del farmaco: “Stiamo valutando i dati raccolti”

Si fa un gran parlare nelle ultime ore di un farmaco anti-virale giapponese rilanciato come la possibile cura al coronavirus. Si chiama Avigan, detto anche Favipiravir, ed è diventato argomento di dibattito dopo il video postato da un farmacista italiano da Tokyo nel quale si parlava di come il farmaco fosse in grado di “bloccando la malattia” in Giappone. In realtà l’Avigan è stato sperimentato su un numero ridotto di pazienti e le autorità sanitarie hanno sollevato perplessità e dubbi che potranno essere sciolti soltanto da nuove valutazioni e approfondimenti.
Il dibattito è nato dopo il video di Cristiano Aresu, farmacista 41enne, girato da una piazza nella capitale giapponese. Il farmacista ha sottolineato lui stesso il tono complottista del suo intervento. L’Avigan comunque non è sconosciuto alle autorità sanitarie né è stato tenuto nascosto: è un farmaco antivirale sviluppato dalla Toyota Chemical, blocca il replicarsi dei virus nell’organismo ed è stato approvato dalle autorità sanitarie giapponesi nel 2014. È in uso in Giappone e in Cina e non è stato approvato dalle autorità sanitare europea e statunitense.
L’università di Shenzhen, in Cina, ha condotto uno studio per paragonarne gli effetti con quelli di altri antivirali. La ricerca non è stata ancora pubblicata ed è stata portata avanti su un ridotto numero di pazienti (un totale di 140 tra Wuhan e Shenzhen). I risultati avrebbero comunque ridotto di 4 giorni la scomparsa del Covid-19 sui contagiati. Le condizioni polmonari dei pazienti affetti sarebbero poi migliorate nel 91% dei casi dopo averlo assunto rispetto al 62% di quelli trattati senza farmaco. Tuttavia varie fonti hanno ipotizzato che, in Giappone, l’aumento dei contagi potrebbe verificarsi dalla fine di marzo.
Dopo che il video di Aresu è diventato virale anche Luca Zaia, Governatore del Veneto, una delle regioni italiane più colpite dall’epidemia, ha parlato dell’avvio della sperimentazione del farmaco. “Noi siamo molto attenti alle fasi sperimentali visto che stiamo già sperimentando su piattaforme nazionali e internazionali ben sei farmaci. C’è questa opportunità dell’Avigan, che è questo farmaco giapponese, non dobbiamo creare aspettative o false illusioni nei cittadini. Io ho detto che siamo disponibili da subito, chiaramente ci vuole l’autorizzazione dell’AIFA”, ha dichiarato il governatore del Veneto su Rai1 a Storie Italiane.
Molto più prudente il comunicato a proposito della vicenda dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco): “Ad oggi, non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da Covid-19. Sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con Covid-19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza, in cui il medicinale favipiravir è stato confrontato all’antivirale lopinavir/ritonavir (anch’esso non autorizzato per il trattamento della malattia Covid-19), in aggiunta, in entrambi i casi, a interferone alfa-1b per via aerosol. Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia”.
Sottolineando che l’Agenzia si riserverà di agire per vie legali in casi di notizie false o illazioni, la nota aggiunge: “Gli stessi autori riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti”. La Commissione Tecnico-Scientifica dell’AIFA si riunisce oggi per valutare approfondimenti o sperimentazioni su farmaci, e quindi anche sull’Avigan.
Anche il virologo e divulgatore scientifico Roberto Burioni si è espresso sull’argomento con un post su Twitter: “Il farmaco russo, il preparato giapponese, la vitamina C, la pericolosità dell’ibuprofen, i proclami sugli ACE inibitori che i somari scrivono ECA hanno una cosa in comune: sono tutte scemenze. Le novità vi arriveranno dalle autorità sanitarie, non dai social o da YouTube”.
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