Lavori socialmente utili per gli studenti violenti e più soldi ai prof: la scuola secondo Valditara

Lavori socialmente utili per gli studenti protagonisti di aggressioni, offese e bullismo perché “non si può andare avanti così”. E’ quanto rilancia Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del merito, in occasione del convegno Direzione Nord andato in scena a Milano al Palazzo delle Stelline. Occorre “prevedere forme diverse di sanzioni”, come i lavori socialmente utili, “nei confronti di quei ragazzi che non hanno la capacità di rispettare le regole”. Così come “è necessario un piano di intervento per quelli che non lavorano e non vanno nemmeno a scuola, i cosiddetti ‘neet'”.

Proposta che ha sollevato non poche polemiche. Secondo Valditara bisogna “ridare autorevolezza ai docenti, rispetto verso i docenti, gli studenti e i beni pubblici – ha affermato – C’è anche il tema dei docenti che devono essere sempre consapevoli del ruolo che hanno e che passa anche da un aumento del livello retributivo“. Su questo aspetto batte molto il neo ministro del governo Meloni anche se le risorse disponibili sono poche. “Mi batterò perché ci siano delle risorse nuove, la coperta è molto corta ma mi batterò perché ci siano delle risorse nuove”. Per il 2023, ha ricordato il ministro, servono risorse aggiuntive per 300 milioni di euro.

Al Ministero si sta lavorando per una nuova riforma della scuola. “Ho una strategia riformatrice molto ampia perché la scuola italiana ha bisogno di tanti passaggi” precisa Valditara. A cominciare dalla semplificazione e dalla sburocratizzazione, passando per il completamento della riforma degli istituti tecnici professionali a cui “va data sostanza“. Il modello da seguire è quello tedesco perché occorre costruire “una filiera” dalla scuola al lavoro che veda negli istituti tecnici professionali un perno. “Dobbiamo fare in modo che l’istruzione degli istituti tecnici – ha sottolineato – diventi un percorso di Serie A e non, come è stato purtroppo considerato per molto tempo, di Serie B”.

Per fare questo non c’è bisogno di “una organizzazione gerarchica, ma di collaborazione, di lavoro in team”. L’ipotesi – ad ora – di un tutor che affianchi gli studenti ‘virtuosi’ e quelli meno potrebbe portare a ‘sbloccare’ il meccanismo dell’ascensore sociale scolastico “che oramai è bloccato”.