Il caso
“Lavoriamo gratis per non lasciare soli i nostri ragazzi disabili”, la battaglia degli invisibili della Nuova Ises
Per la Cooperativa Nuova Ises di Eboli la battaglia è lunga e piena di ostacoli. Si tratta di una struttura sanitaria che si occupa di disabili soprattutto bambini, radicata sul territorio dal 1977. I dirigenti della Cooperativa raccontano che da 5 anni non viene confermato l’accreditamento presso l’ASL, riconosciuto in via provvisoria anni fa. Una vicenda burocratica molto complessa costringe i lavoratori ad arrangiarsi: “Continuiamo a lavorare gratis per non lasciare soli i nostri pazienti che hanno bisogno delle cure. Ma abbiamo la sensazione di essere totalmente inesistenti per l’ASL di Salerno – commenta Tullio Gaeta, amministratore Nuova Ises – Noi possiamo pure esserlo, ma la stessa ASL non può dimenticare che nella nostra struttura ci sono bambini diversamente abili, anche seguiti dal tribunale per i minorenni, che prima di essere nostri ospiti sono pazienti del sistema sanitario nazionale e hanno diritto alla salute”.
“Dal 2016 in poi – continua Gaeta – noi seguiamo questi ragazzi senza avere un riconoscimento economico da parte dell’Asl, nonostante una sentenza del Tar e del Consiglio di Stato ci hanno dato ragione. Tutti i dipendenti non hanno battuto ciglio e hanno continuato a lavorare per il bene dei pazienti che sono tantissimi. Basti pesare che ogni anno noi facciamo circa 40mila prestazioni. E anche noi abbiamo fatto i salti mortali per pagare medicine e bollette. Se Nuova Ises chiudesse sarebbe un grande danno per l’assistenza di tutto il territorio”.
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“La chiusura del nostro centro comporterebbe problemi di natura assistenziale soprattutto – continua l’amministratore – A noi si rivolgono tante famiglie del territorio che troverebbero posto solo in interminabili liste d’attesa e non avrebbero nemmeno i mezzi per recarsi altrove. Parliamo di pazienti che hanno bisogno di cure subito e che se non le hanno possono peggiorare”.
Amministratori e lavoratori di Nuova Ises non riescono a capire quale sia il problema che gli impedisce di avere questo accreditamento. Più volte hanno manifestato presso le sedi istituzionali ma a questa situazione non si riesce a trovare soluzione. La situazione è ancora più critica in un momento di pandemia come quello che stiamo vivendo. “Fin ora siamo riusciti a non avere nessun contagio perché rispettiamo tutte le norme anticovid – contianua Gaeta – abbiamo pagato noi tutti i dispositivi anche avere i vaccini non è stata cosa semplice. Vorremmo capire perché pur essendo in accreditamento provvisorio non viene riconosciuto da Asl e Regione. Vorremmo capire perché visto che sentenze di Tar e Consiglio di Stato ci danno ragione”.
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