Il legame tra l’andamento della giustizia e il contesto economico, sociale e ambientale del territorio di riferimento è più stretto di quanto si possa immaginare. Giustizia e territorio si condizionano reciprocamente. E allora quel è il contesto in cui si cala la giustizia napoletana, in particolare quella civile, dei contenziosi in materia di lavoro e imprese, contratti e appalti? La risposta è semplice ma amara: il contesto socio-economico è caratterizzato da importanti criticità. I dati Svimez certificano un crescente fenomeno di working poors in Campania come in tutto il Sud Italia. Vuol dire che la povertà è in aumento anche tra le famiglie in cui la persona di riferimento ha comunque un lavoro stabile.
Dalla crisi del 2008 i dati sulla povertà sono andati crescendo fino a raddoppiarsi con un’incidenza del 6,4% tra le famiglie in povertà assoluta (cioè con un livello mensile di spesa inferiore a quello necessario per uno standard minimo di vita) e 11,4% tra le famiglie in povertà relativa. Secondo dati di Banca d’Italia, il reddito disponibile delle famiglie campane nel 2017 era di 13.150 euro pro capite rispetto a una media nazionale di 18.500 euro, e ha continuato a rallentare nell’anno successivo per un ulteriore calo dell’occupazione: -1,3% dell’offerta di lavoro, effetto non solo della riduzione degli occupati ma anche dei soggetti in cerca di occupazione (-3,8%); è dunque il mercato del lavoro il settore con le maggiori criticità. E gli effetti della crisi causata dalla pandemia del Covid-19 lasciano prevedere per il prossimo futuro scenari e dati ancora meno confrontanti. Le ricadute più serie si stanno già manifestando nella dinamica dell’occupazione, già segnata da profonde fratture territoriali. Cresce il divario tra le regioni del Sud e quelle del Nord Italia.
Secondo dati elaborati da Svimez, gli occupati al Sud sono complessivamente diminuiti di 107mila unità (-1,7%) negli ultimi due trimestri, mentre nel Centro-Nord, nello stesso periodo, sono cresciuti di 48mila unità (+0.3%). Al Sud e in Campania si riscontra, inoltre, un peggioramento della qualità dell’occupazione, con una maggiore diffusione di condizioni di precarietà: nel 2019 i contratti a tempo indeterminato nel Mezzogiorno sono stati circa 84mila in meno (-2,3%) mentre nelle regioni centro-settentrionali sono aumentati di circa 54mila (+0,5%). Aumenta, in particolare, il part time involontario, motivato non dall’esigenza di conciliare lavoro e vita privata ma dalla carenza di opportunità di lavoro a tempo pieno, e più diffuso tra le donne. Quanto alle statistiche su disoccupazione e lavoro, tra le principali aree metropolitane d’Italia la provincia di Napoli è quella che presenta il più basso tasso di occupazione e i livelli più alti di disoccupazione, con un ampio divario tra uomini e donne in relazione a tassi di occupazione e disoccupazione.
A Napoli, infatti, il tasso di disoccupazione si è aggirato nell’ultimo biennio tra il 23,9 e il 24,2%, il numero dei disoccupati ha raggiunto i 263mila e le percentuali sono state diverse tra uomini e donne (21,5% il tasso di disoccupazione per gli uomini e 29,3% per le donne). Mentre il tasso di occupazione, negli ultimi due anni, si è spostato tra il 39,4 e il 38,7% con un totale di poco più di 820mila occupati e un netto divario tra uomini (52,1% di occupazione) e donne (25,6%). A ciò bisogna aggiungere le forti diseguaglianze sociali ed economiche: secondo l’Istat, in Campania il 20% più ricco della popolazione ha un reddito di circa 7 volte superiore rispetto al 20% più povero