Alla proposta di negoziato arrivata da Kiev e in particolare da Andriy Sybiha (ma smentita dai fedelissimi del presidente Volodymyr Zelensky, ma ci arriveremo a breve), risponde Mosca.

Lo fa da Ankara, in Turchia, dove ha incontrato il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Il capo della diplomazia di Mosca ha detto che il Cremlino è aperto ad un negoziato per porre fine alla “operazione militare speciale” in corso da oltre 13 mesi, ma solo se saranno presi in considerazione “i nostri interessi, ovviamente legati al controllo del Donbass, delle Regioni ucraine annesse tramite referendum illegale nell’autunno scorso e la ‘riconferma’ della Crimea già occupata dal 2014.

Lo stesso Lavrov ha però aggiunto che “l’Occidente non vuole il negoziato” e che “non ha un atteggiamento costruttivo” sulla guerra in Ucraina “a partire da Washington: non vogliono vedere rivali nell’arena internazionale. Mostrano ostilità verso i Paesi che hanno una politica indipendente. Le parti occidentali chiedono a tutti di obbedire alle regole poste dagli Stati Uniti. Washington ha fatto molti annunci ma queste dichiarazioni non serviranno a porre fine alla guerra“, ha spiegato Lavrov, secondo il quale “l’Occidente vuole la resurrezione dell’ideologia nazista in Ucraina“.

Ogni negoziato deve tenere conto degli interessi e le preoccupazioni russe. Deve trattarsi dei principi sui quali verrà basato il nuovo ordine mondiale“, ha detto Lavrov, spiegando che Mosca respinge “un ordine mondiale unipolare guidato da una potenza egemone.

Il ministro degli esteri russo nel solito refrain che continua da 13 mesi a questa parte ha paragonato l’Occidente alla Germania nazista, affermando che allo stesso modo i Paesi occidentali cercano di provocare la Russia. “Fanno questo per indebolire la Russia“, ha aggiunto Lavrov affermando che il presidente ucraino Volodymyr Zelenksy guida un “regime nazista.

Paradossalmente però Lavrov, dopo il diluvio di insulti e bugie, tiene aperto uno spiraglio: “Sui media – ha dichiarato il capo della diplomazia russa – è stato detto che incontrerò” il Segretario di Stato Usa “Antony Blinken, l’hanno chiesto anche a lui. Se ricevessimo una richiesta di questo tipo dall’America potremmo valutarla”.

Lavrov ha anche parlato del cruciale accordo che ha sbloccato le esportazioni di grano dai porti dell’Ucraina, tramite un corridoio sicuro nel mar Nero. Il ministro russo ha sottolineato che il suo Paese potrebbe abbandonarlo se non sarà permessa l’esportazione anche di prodotti russi. “Se non ci saranno progressi positivi nel rimuovere gli ostacoli per le esportazioni di grano e fertilizzanti russi, valuteremo se questo è un accordo necessario“, ha detto Lavrov, aggiungendo che “verrà creato in Turchia un centro per l’invio del gas russo ai mercati mondiali“.

Evidenziata dunque la posizione di Mosca, spazio ora a Kiev. Come già accennato, nelle ultime ore alcuni tra i più fidati consiglieri del presidente ucraino Zelensky hanno lanciato segnali di segno opposto alle parole rilasciate al Financial Times da Andriy Sybiha.

Il diplomatico ucraino di lungo corso aveva spiegato al quotidiano finanziario inglese che. nel caso l’attesa controffensiva militare di primavera ucraina avesse successo tanto da portare le truppe sui confini amministrativi della Crimea, sarebbe possibile avviare una trattativa col Cremlino, pur aggiungendo che a Kiev “nessuno esclude di poter liberare tutta la Crimea con le armi”.

Parole seccamente smentite dall’entourage più vicino al leader di Kiev. “L’unica base per un reale negoziato è il ritiro russo sui confini del 1991 riconosciuti internazionalmente, inclusa la Crimea. Non abbiamo alcuna intenzione di mercanteggiare i nostri diritti sovrani”, ha spiegato tra gli altri Mikhaylo Podolyak.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia