C’è da qualche tempo un “nuovo” attore che si sta affermando sullo scenario politico italiano. Infatti, da qualche mese a questa parte, Radicali Italiani, lo storico movimento fondato da Emma Bonino e figlio della diaspora radicale, ha vissuto una stagione congressuale che ha visto una rigenerazione pressoché totale: nei mezzi con cui far politica, nelle battaglie scelte che danno la cifra del loro orizzonte politico, e la classe dirigente giovanissima, composta per lo più da Under30.
Il nuovo segretario è Matteo Hallissey, poco più che ventenne, ormai noto alle cronache come il blastatore di tassisti e balneari, alle prese con la difesa delle loro rendite.

I “Giovani un cazzo” e l’utilizzo del corpo

La direzione di Radicali Italiani è molto chiara. Partiti con un tour di ascolto in giro per l’Italia dal nome “Giovani un cazzo”, si sono poi posti il problema di scavare a fondo negli elementi di maggior rottura e squilibrio che ci sono attualmente nella nostra società: quelli di carattere economico, legati alle rendite delle corporazioni e alle mancate liberalizzazioni, gli sprechi pubblici ad esempio delle partecipate statali, che rappresentano un vulnus rispetto alle tasse che paghiamo, e l’equità intergenerazionale.

Questo senza dimenticare le battaglie storiche del movimento radicale legate ai diritti, alle carceri, sulle droghe e i temi etici, ma dando per la prima volta maggiore rilevanza e risonanza alle questioni di carattere economico, quelle che affondano nel portafoglio e nella carne viva dei problemi di ogni giorno. Il modello scelto per portare avanti le battaglie contro soprusi, ingiustizie e iniquità su questi fronti è lo storico metodo radicale di pannelliana memoria: l’utilizzo del corpo. Occupazioni non violente, sit in, manifestazioni, flashmob, a dimostrazione di esser disposti a mettersi in gioco in prima persona con ciò che di più prezioso si ha, ovvero la propria incolumità.

La viralità sui social e l’assist ai giovani disinteressati

Ovviamente, i tempi cambiano, e ci si adatta alle modalità di fruizione dei più giovani. Le manifestazioni non diventano più solo dei punti stampa per finire sui giornali, ma diventano reel virali su Instagram, contenuti social di varia natura, provando a bucare la “bolla” di chi , magari giovane, ormai passivo e senza più interesse per la politica, forse perché nessuno si interessa dei temi che lo toccano da vicino: assenza di libera concorrenza, scarsa competitività e produttività del mercato del lavoro, spesa previdenziale insostenibile, spesa pubblica folle che si insidia nei rivoli dello Stato , e tanto altro che è legato da un unico fil rouge: l’assenza di un sistema socioeconomico autenticamente liberale, che frantumi le rendite, che riduca la pervasività dello Stato e garantisca piene libertà e pari opportunità a tutte le persone, la base in una società aperta, globale, per poter realizzarsi e mettersi in gioco senza paura di cadere e non potersi più rialzare.

Il ruolo di un grillo parlante movimentista

Nel sistema politico italiano attuale manca una forza di governo, un partito che faccia sua e sposi al 100% questa agenda così necessaria e urgente in un Paese pieno di incrostazioni, familismi, rendite di posizione, corporazioni e burocrazie regnanti. In attesa che ciò arrivi però, il ruolo di un grillo parlante movimentista, radicale e giovane può aiutare ad aprire una breccia su tante tematiche che, trasversalmente, segnano e segneranno il futuro che vorremo garantire e garantirci come giovani generazioni per poter ancora sperare di costruire il nostro futuro in Italia, contro il 35% dei nostri coetanei che è già pronto ad andare all’estero per una vita migliore, dati Ipsos.

Un Paese libero, sul fronte sì dei diritti e dell’emancipazione civile, ma anche libero sul fronte economico, in grado di far sprigionare tutte le energie che la società italiana detiene e che, non vede equamente distribuite le opportunità per tutti i talenti che sono invece equamente diffusi lungo tutto lo stivale. Sentiremo parecchio parlare di questi nuovi Radicali Italiani, questo è poco ma sicuro.

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Nato nel 1995, vivo a Trieste, laureato in Cooperazione internazionale. Consulente per le relazioni pubbliche e istituzionali, ho una tessera di partito in tasca da 11 anni. Faccio incontrare le persone e accadere le cose, vorrei lasciare il mondo meglio di come l'ho trovato. Appassionato di democrazia e istituzioni, di viaggi, musica indie e Spagna