Durante la notte del 17 marzo, Olga stava allattando la sua piccola nata pochi giorni prima che la guerra in Ucraina scoppiasse. Erano nella loro casa di Kiev insieme al marito Dmitro. All’improvviso un boato fortissimo, e un attimo dopo una pioggia di schegge impazzite di detriti dell’esplosione si è abbattuta su di loro. Olga si è subito stesa dolcemente sulla sua piccola. Ha usato il suo corpo come scudo e le ha salvato la vita. Un’immagine che rappresenta l’infinito amore materno che vince sul dramma incommensurabile della guerra. Olga si è salvata insieme alla sua bambina.

La foto di Olga che tiene in braccio la sua piccola attaccata al seno, coperta di ferite e con una benda insanguinata che le fascia il capo ha fatto il giro del mondo. Sembra una natività: Olga sta su una barella in ospedale riscaldata da una sottile coperta termica dorata con accanto il marito che veglia su di loro dolcemente. La foto arriva dall’ospedale pediatrico Ohmatdit di Kiev. I medici hanno accolto la famiglia e curato le loro ferite.

Olga è arrivata in ospedale la mattina di venerdì 18 marzo insieme al marito Dmitro e alla piccola. Lei era coperta di sangue e ferite per tutto il corpo. Tutti e tre stavano in casa mentre la loro città veniva bombardata di continuo. Forti boati per tutta la notte li tenevano svegli. Pian piano quel frastuono era sempre più vicino, finchè hanno sentito un enorme scoppio vicino casa. “Quando sono sceso in cortile, ho visto che una granata aveva colpito l’asilo vicino casa nostra. Non c’erano più il soffitto, le finestre e le porte in tutte le case vicine. I detriti ci hanno colpito in pieno”.

È stato allora che Olga ha coperto con il suo corpo la sua bambina, in un impulso materno di protezione. Così le ha salvato la vita. Sia Olga sia Dmitro sono rimasti feriti, riportando numerose lesioni, e sono stati immediatamente portati alla struttura ospedaliera, dove lei ha subìto un intervento chirurgico e a lui sono state medicate le ferite alle gambe. La bambina è rimasta illesa. Sulla pagina Facebook dell’ospedale ci sono tante immagini e storie di bambini a cui la guerra sta portando via l’infanzia.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.